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Le raffinerie cinesi - controllate dallo Stato - non comprano nuove quantità di petrolio russo nonostante sia offerto sul mercato a prezzi molto bassi. Lo riporta l'agenzia di stampa economica Reuters in un servizio da Singapore nella quale sono citate sei fonti diverse.
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Estremamente interessanti i dettagli diffusi da Reuters. Ieri la società statale cinese Sinopec, la più grande raffineria asiatica, e le sue consorelle CNOOC, PetroChina e Sinochem sono rimaste silenti durante le aste sulle ulteriori quantità di greggio russo offerte per il mese di maggio.
La mossa delle raffinerie
Che cosa significa tutto questo? «Le grandi raffinerie cinesi non vogliono essere viste come sostenitrici di Mosca - ha spiegato una fornte a Reuters - Essendo pubbliche le loro mosse potrebbero essere lette come se fossero dettate dal governo di Pechino e dunque hanno sposato una linea di cautela».
Il segnale è importantissimo perché gli Stati Uniti già da alcune settimane hanno bloccato l'import di petrolio russo e anche l'Unione Europea sta studiando questa ipotesi dopo aver sanzionato Rosneft e Gazprom Neft, ovvero le principali società esportatrici di greggio russo. Mosca, dunque, si ritrova con quantità di greggio in eccesso che sta cercando di vendere sui mercati internazionali a prezzi inferiori a quelli raggiunti nei giorni scorsi.
Cina e Russia hanno sviluppato legami politici ed economici sempre più stretti negli ultimi anni e a febbraio hanno annunciato una partnership "senza limiti". Pechino inoltre si è rifiutata di condannare l'invasione della Russia in Ucraina e persino di definirla come "un'invasione". Tuttavia Pechino non sembra interessata a un azzeramento degli scambi economici favoriti dalla globalizzazione e dal fortissimo scambio commerciale con l'Occidente e - nei fatti - sta lanciando segnali di prudenza.
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Il Messaggero