Christine Madeleine Odette Lallouette Lagarde, nuova presidente della Banca centrale europea, è nata a Parigi il 1º gennaio del 1956. È una politica e avvocato...
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È un avvocato francese classe 1956 che conosce bene tanto l'Europa quanto gli Usa (già con gli studi in Maryland a diciassette anni), forte di una lunga esperienza nel settore privato che l'ha portata alla presidenza del cda del maxi studio legale di Chicago Baker & McKenzie. Ma anche di una carriera robusta nelle istituzioni, iniziata nel 2005 come ministro nel governo Villepin (dapprima del Commercio estero, poi nel 2007 delle Finanze) e culminata nel 2011, in piena crisi finanziaria, con la nomina a capo del Fondo monetario internazionale dopo lo scandalo Strauss-Kahn: rinnovato l'incarico nel 2016, ora lascerà Washington con due anni di anticipo per andare a Francoforte a occupare la poltrona di Draghi.
Un background legale, di fronte al quale qualcuno storcerà il naso visto che la Lagarde è chiamata a succedere ad una figura ingombrante come Draghi in una poltrona che richiede alte competenze tecniche. Una lacuna, però, che è compensata dalle doti personali: tutti le riconoscono talento, grinta, coraggio e franchezza. Numerosi sono stati i suoi richiami diretti tanto contro la guerra dei dazi innescata da Trump quanto sugli squilibri europei, dal debito italiano al surplus commerciale tedesco. Ha saputo gestire con fermezza e buonsenso la crisi argentina, è famosa per aver avvertito Hank Paulson, segretario del Tesoro Usa nel 2008, che senza un salvataggio di Lehman Brothers sarebbe successo un finimondo, come poi avvenuto.
E nella crisi greca ha trasformato il Fmi in un'istituzione in grado di mediare abilmente: senza mai nascondere che il salvataggio non sarebbe andato da nessuna parte senza un taglio del debito.
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Il Messaggero