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Vivere per quaranta anni al centro di una rotonda. È la storia di una famiglia che abita del nord del Galles e che ha deciso di non lasciare la propria casa nonostante il progetto che ha previsto la costruizione della strada proprio attorno alla loro abitazione, nel Denbighshire.
Rotonda attorno alla casa, la storia
Ci sono centinaia di storie, anche con strascichi giudiziari, di strade costruite vicino ad abitazioni che, in principio, credevano di vivere in un luogo tranquillo salvo trovarsi nel bel mezzo del caos del traffico automobilistico. Ma questo sembra essere un caso unico nel suo genere. I signori David John ed Eirian Howatson si trasferirono in questa sorta di cottage immerso nella natura nel 1960. All'epoca non c'erano rotatorie o tangenziali, solo una piccola azienda che circondava la loro casa. Ciò avvenne fino alla fine degli anni 70 quando furono presentati i piani per una rotatoria dopo il completamento di quella che all'epoca era la nuova tangenziale di Denbigh.
"La vita alla rotonda"
Alla coppia è stato detto che non potevano costruire un'altra casa all'interno della loro piccola azienda e si sono quindi rifiutati di abbandonare le loro quattro mura.
Le difficoltà
«Non dobbiamo preoccuparci dei vicini, ma dobbiamo fare attenzione a diverse cose specialmente quando i nipoti rimangono a casa», dice Clwyd, figlio di David John al DailyPost.co.uk. «Le persone che ci conoscono ci fanno sempre le solite due domande: come facciamo ad uscire e rientrare in casa? Come fanno a trovarci i fattorini che fanno le consegne? - ha aggiunto l'uomo - la risposta è sempre la stessa: è difficile». Il particolare entrare ed uscire dal viale non sembra così agevole. «È piuttosto pericoloso perché le auto che percorrono la rotonda non si aspettano che un'altra vettura possa cambiare direzione e prendere la strada per il viale e allo stesso modo non si aspettano di vedere un'auto uscire dal centro della rotonda stessa», ha spiegato. «Quanto alle consegne ogni volta dobbiamo spiegare nel dettaglio dove ci troviamo, perché anche l'indirizzo è lo stesso della via ma coloro che devono trovarci faticano a identificare l'ingresso».
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Il Messaggero