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«Non sono le frasi che pronuncerei io»: Emmanuel Macron, cerca di riportare almeno il lessico in canali compatibili con la diplomazia. Le parole pronunciate l'altro ieri da Joe Biden a Varsavia continuano a movimentare la ridda di dichiarazioni in Occidente e anche più a Est, a Mosca ovviamente, e fino a Ankara. «Macellaio», un «tiranno», che «non può restare al posto suo» così il presidente americano ha definito Putin, dopo aver visitato un campo di profughi ucraini in Polonia.
Biden: «Putin macellaio», la Ue frena
Non un colpo di scena: dall'inizio della crisi Biden usa spesso e volentieri un linguaggio diretto, se non brutale, nei confronti di Mosca. Toni che però questa volta hanno fatto infuriare gli alleati e che hanno provocato successivi aggiustamenti interpretativi anche da parte della Casa Bianca: non ci sono strategie per un cambio di regime in Russia, ha puntualizzato il segretario di Stato Antony Blinken, «il presidente ha semplicemente sottolineato che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un'aggressione all'Ucraina o contro qualsiasi altro Stato».
IL NEGOZIATORE
Prende decisamente le distanze Macron, autonominato capo negoziatore per l'Europa nella crisi ucraina e tra i più assidui interlocutori telefonici di Vladimir Putin. «Non pronuncerei frasi così, anche perché continuo a discutere con il presidente Putin» ha detto Macron in un'intervista tv, in teoria dedicata alla campagna per le presidenziali, il cui primo turno ci sarà due settimane. Il presidente francese ha invitato a non alimentare «un'escalation nelle parole o nei fatti»: «Noi europei non dobbiamo cedere a nessuna escalation, non dobbiamo dimenticare né la nostra geografia né la nostra storia. Non siamo in guerra con il popolo russo». Macron ha anche precisato che parlerà a Putin oggi o domani «per organizzare un'operazione di evacuazione degli abitanti di Mariupol».
Anche da Londra - dove pure la sintonia, anche linguistica, con gli Usa è molto forte - non tutti hanno gradito le esternazioni di Biden.
Biden in Polonia attacca Putin: «Non può restare al potere». Mosca: «Non decide lui»
Prevedibile la reazione del Cremlino: «Un capo di stato dovrebbe essere capace di controllare quello che dice - ha detto ieri il portavoce Dmitri Peskov - ogni volta che volano questi insulti personali si riduce la finestra di opportunità per le nostre relazioni bilaterali». «C'è stato un tempo in cui le parole di un presidente americano avevano un peso - ha ricaricato la dose il senatore russo Konstantin Kosachev, presidente della Commissione Esteri della Camera Alta - Ma ormai non è più così». Soddisfatti invece gli ucraini dell'Ambasciata negli Usa, che affonderebbero anche di più: «La Russia è uno stato terrorista guidato da un criminale di guerra». Resterebbe invece un po' più prudente, almeno per quanto riguarda le parole, il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyi: «L'ultimo bombardamento su Leopoli - ha detto ieri il sindaco che deve gestire una città sotto le bombe e che conta più di 400mila sfollati - è un chiaro messaggio per Biden».
Il Messaggero