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Pena di morte per lo stupro. È quanto si appresta ad approvare il Governo del Bangladesh. La decisione dopo l'esplosione delle proteste nel Paese, in seguito a diversi episodi di violenza sessuale sulle donne. Il portavoce del governo Khandaker Anwarul Islam ha reso noto, infatti, che il presidente Abdul Hamid potrebbe emettere un'ordinanza finalizzata a modificare l'attuale contenuto della legge. L'emendamento ancora da definire nel dettaglio, mira a garantire una maggiore tutela di donne e bambini, oltre a una risoluzione più rapida dei processi ed è atteso per martedì prossimo.
Ad oggi, in Bangladesh, la punizione massima per lo stupro è l'ergastolo, fatto salvo il caso di morte della vittima. In tali situazioni infatti è consentita la pena capitale. Ad imporre un'accelerazione nei provvedimenti, i ripetuti fatti di violenza succedutisi nelle ultime settimane a Dacca, ma, più in generale, in tutto lo Stato. I gruppi locali nati per tutelare i diritti umani hanno confermato l'aumento delle violenze. Tra gennaio ed agosto, secondo Ain o Salish Kendra, associazione che si batte per i diritti delle donne, gli stupri sarebbero stati 889 e almeno 41 i decessi a causa della violenza subita. Ad aggravare il quadro, l'esiguo numero di denunce delle vittime, spesso tormentate dall'idea di subire ritorsioni. Il sistema giudiziario del Bangladesh, inoltre, è lento e spesso sono necessari anni prima di arrivare a una sentenza.
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Le proteste in tutto il Paese sono esplose soprattutto in seguito alla pubblicazione di un video su Facebook. Nel filmato una donna è spogliata e aggredita da un gruppo di uomini. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani, la vittima nell'ultimo anno era stata già più volte violentata. Un'altra donna, in auto con il marito, è stata invece trascinata nel dormitorio di un college, dove è stata violentata da un gruppo di uomini, poi arrestati.
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Il Messaggero