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IL DOSSIER
Il rapporto si basa su interviste a 38 migranti e 4 familiari, verificate tramite l'analisi di 350 tra video e fotografie postati sui social media o ricevuti da altre fonti tra maggio 2021 e luglio 2023. «Mostrano migranti morti e feriti lungo i sentieri, nei campi e negli ospedali di fortuna, e l'espansione anche dei luoghi di sepoltura vicini agli attendamenti».
LA ZONA
Si tratta di aree sperdute dello Yemen nord-occidentale, lontane dagli occhi di giornalisti o volontari delle organizzazioni internazionali ma sotto controllo dei ribelli Huthi, che a detta delle Nazioni Unite collaborano coi trafficanti di esseri umani allo scopo di indirizzarli verso l'Arabia Saudita, rastrellando 50mila dollari la settimana. Detenzioni illegali, abusi anche sessuali, uccisioni e torture sono all'ordine del giorno. Ma negli ultimi mesi, mentre ci sarebbe stato un allentamento degli scontri armati per la "distensione" diplomatica tra Riad e Teheran, non si sono fermate le uccisioni. Anzi. Faisal Othman, un profugo etiope intervistato dal New York Times, racconta di aver cercato di attraversare il confine con altri 200 lo scorso settembre, ma una granata è esplosa proprio accanto a lui e una scheggia ha dilaniato una compagna. «Molti sono stati massacrati, schiacciati come pomodori sfatti».L'ORRORE
Immagine atroce, ma è quello che fa una granata o un razzo in mezzo a un gruppo di persone. Una quattordicenne citata nel dossier di HRW riferisce di 30 profughi uccisi attorno a lei quando le guardie saudite hanno aperto il fuoco sul gruppo lo scorso febbraio. Lei si è nascosta sotto un masso e poi si è addormentata, solo per scoprire, al risveglio, che gli altri attorno a lei non stavano dormendo ma erano morti. Due ragazzi sono stati costretti a violentare una donna, dopo che un terzo era stato ucciso per non averlo voluto fare. Nel fuoco incrociato di sauditi e Huthi finiscono spesso i civili. Matrimoni, funerali e autobus scolastici. In diversi casi i frontalieri avrebbero messo in linea i fuggiaschi e chiesto su quale parte del corpo preferissero che gli si sparasse. Molti avrebbero perso le gambe. Nessuna distinzione di genere o età, nessuna clemenza verso donne e bambini. Sono 750mila gli etiopi che vivono in Arabia Saudita, 450mila dei quali illegali. E ogni giorno, stando alla comunità etiope di Sanaa vi sarebbero 4-5 morti. Anche 20-30 alla volta. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero