Afghanistan, la ferocia talebana. «Le ragazze sopra i 12 anni sono bottino di guerra»

Il telefono squilla in continuazione e le notizie che arrivano dal suo Paese sono una escalation di «atrocità». Qorbanali Esmaeli ha lasciato l'Afghanistan...

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Il telefono squilla in continuazione e le notizie che arrivano dal suo Paese sono una escalation di «atrocità». Qorbanali Esmaeli ha lasciato l'Afghanistan nel 1999, quando aveva 24 anni, per fuggire dai talebani ed è stato accolto in Italia come rifugiato politico. È il presidente dell'associazione che rappresenta i circa 15mila afghani che vivono in Italia e nel 2008 ha ottenuto anche la cittadinanza italiana. Vive a Roma con la moglie e i figli ma la maggior parte della sua famiglia è a Ghazni, la sua città natale, ad un centinaio di chilometri dalla capitale Kabul.

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Afghanistan, il tragico racconto

Lì i talebani sono arrivati. «Siamo molto preoccupati non sappiamo come salvarli, tutti pensano solo a come e dove fuggire. C'è un terrore indescrivibile tra la gente», racconta all'ANSA. Avanzano grazie ai ricatti e alla paura della gente, promettendo a chi si allea con loro uno stipendio, delle armi ma anche la possibilità di saccheggiare nelle case, prendendo quello che vogliono, comprese le donne. «La cosa più preoccupante, più assurda e più atroce - dice Esmaeli - è che le donne e le ragazze, sopra i 12 anni, sono considerate bottino di guerra. Ho due sorelle e diverse nipoti, temo per loro e per tutte le ragazze». Racconta anche del dramma di un padre che, per salvare la figlia adolescente, ha finto che fosse la sua seconda moglie. «I talebani gli hanno detto: te ne basta una e l'hanno portata via», racconta Qorbanali che ha sempre mantenuto un filo diretto con la sua gente. «Ho imparato ad aiutare gli altri dalla Comunità di Sant'Egidio. Sono le prime persone che ho conosciuto in Italia e mi hanno insegnato che cosa significa non pensare solo a se stessi».

E per questo, sfidando il suo passato di attivista, che lo aveva portato a dover abbandonare il suo Paese, è tornato in Afghanistan quasi tutti gli anni per sostenere con cure mediche le persone più povere. Nella clinica che ha attivato a Kabul, grazie alle donazioni che arrivano dall'Italia, ci sono medici che operano i bambini con il labbro leporino, una malformazione che spesso spinge i genitori ad abbandonare i piccoli. Ma nel 2020 il Covid e ora i talebani hanno interrotto questi viaggi di solidarietà. «Nella clinica abbiamo ricevuto minacce: 'con voi faremo i conti quando l'emirato islamico si stabilirà', ci hanno detto». «I talebani usano l'arma della religione ma questo non è l'Islam», sottolinea. I cittadini afghani sono «terrorizzati, pensano solo a salvare la pelle, ad andare via, non c'è bisogno di altri aiuti, poi si vedrà». «Vorrei aiutare, ma non so come, i miei familiari e le altre persone più a rischio a lasciare il Paese. L'Italia deve intervenire soprattutto per la sua storia, i suoi valori di democrazia e di diritti mani. L'unica via è organizzare al più presto corridoi umanitari, non c'è più tempo», dice il cooperante. «I più a rischio in questo momento sono coloro che lavorano o hanno lavorato con il governo e le famiglie dove ci sono donne e ragazze», spiega.

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Le bambine trascinate via

Nel primo caso si devono autodenunciare per non incorrere in trattamenti sommari; nel secondo caso vedono le donne della famiglia, anche poco più che bambine, trascinate via. Se non usa mezzi termini per descrivere i talebani e le loro atrocità, Qorbanali però punta l'indice anche contro il governo afghano: «Ha le sue colpe, le sue responsabilità, non può vedere cadere due città al giorno e non fare niente con i suoi 300mila uomini armati. Un governo che è stato finanziato dagli occidentali e che ha sperperato miliardi di dollari». Ora «è chiaro che i talebani puntano ad arrivare a Kabul, altrimenti non avrebbe senso quello che stanno facendo, a meno che non ci sia un accordo diverso con gli americani...».

 

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Il Messaggero