Il telefono squilla in continuazione e le notizie che arrivano dal suo Paese sono una escalation di «atrocità». Qorbanali Esmaeli ha lasciato l'Afghanistan nel 1999, quando aveva 24 anni, per fuggire dai talebani ed è stato accolto in Italia come rifugiato politico. È il presidente dell'associazione che rappresenta i circa 15mila afghani che vivono in Italia e nel 2008 ha ottenuto anche la cittadinanza italiana. Vive a Roma con la moglie e i figli ma la maggior parte della sua famiglia è a Ghazni, la sua città natale, ad un centinaio di chilometri dalla capitale Kabul.
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Afghanistan, il tragico racconto
Lì i talebani sono arrivati. «Siamo molto preoccupati non sappiamo come salvarli, tutti pensano solo a come e dove fuggire.
E per questo, sfidando il suo passato di attivista, che lo aveva portato a dover abbandonare il suo Paese, è tornato in Afghanistan quasi tutti gli anni per sostenere con cure mediche le persone più povere. Nella clinica che ha attivato a Kabul, grazie alle donazioni che arrivano dall'Italia, ci sono medici che operano i bambini con il labbro leporino, una malformazione che spesso spinge i genitori ad abbandonare i piccoli. Ma nel 2020 il Covid e ora i talebani hanno interrotto questi viaggi di solidarietà. «Nella clinica abbiamo ricevuto minacce: 'con voi faremo i conti quando l'emirato islamico si stabilirà', ci hanno detto». «I talebani usano l'arma della religione ma questo non è l'Islam», sottolinea. I cittadini afghani sono «terrorizzati, pensano solo a salvare la pelle, ad andare via, non c'è bisogno di altri aiuti, poi si vedrà». «Vorrei aiutare, ma non so come, i miei familiari e le altre persone più a rischio a lasciare il Paese. L'Italia deve intervenire soprattutto per la sua storia, i suoi valori di democrazia e di diritti mani. L'unica via è organizzare al più presto corridoi umanitari, non c'è più tempo», dice il cooperante. «I più a rischio in questo momento sono coloro che lavorano o hanno lavorato con il governo e le famiglie dove ci sono donne e ragazze», spiega.
Le bambine trascinate via
Nel primo caso si devono autodenunciare per non incorrere in trattamenti sommari; nel secondo caso vedono le donne della famiglia, anche poco più che bambine, trascinate via. Se non usa mezzi termini per descrivere i talebani e le loro atrocità, Qorbanali però punta l'indice anche contro il governo afghano: «Ha le sue colpe, le sue responsabilità, non può vedere cadere due città al giorno e non fare niente con i suoi 300mila uomini armati. Un governo che è stato finanziato dagli occidentali e che ha sperperato miliardi di dollari». Ora «è chiaro che i talebani puntano ad arrivare a Kabul, altrimenti non avrebbe senso quello che stanno facendo, a meno che non ci sia un accordo diverso con gli americani...».