Philipp Plein in Cina risponde alle accuse di razzismo per una t-shirt del 2007

Philipp Plein in Cina risponde alle accuse di razzismo per una t-shirt del 2007
ROMA - Una delle caratteristiche della moda è, senza dubbio, quella di sapersi rigenerare attualizzando trend del passato. Questa tendenza, che nella maggior parte dei casi è...

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ROMA - Una delle caratteristiche della moda è, senza dubbio, quella di sapersi rigenerare attualizzando trend del passato. Questa tendenza, che nella maggior parte dei casi è fonte di successo, si è rivelata una bomba a orologeria per Philipp Plein. Il designer tedesco, il cui omonimo marchio è in espansione in Cina con dieci boutique a cui se ne devono aggiungere quattro entro l’anno, ha dovuto far fronte ad una campagna di boicottaggio partita dal social network Weibo (il Facebook d’oriente), proprio in un momento di espansione sulle piazze asiatiche. Il capo d’accusa è una t-shirt disegnata da Plein nel 2007 con impressa la scritta “F.U.C.K You China”, in riferimento alla schiacciante produzione (e riproduzione) che rende il Paese il maggior creatore di falsi di moda e, in generale, di prodotti concorrenziali per il fashion system occidentale. A deporre contro l’accusa di razzismo mossa alla maison, ci sono le ultime campagne pubblicitarie che hanno per protagonisti quasi esclusivamente modelli di colore, e una dichiarazione dello stesso stilista che afferma essere “Kiss you China” il vero titolo della collezione. Una disavventura che sottolinea, ancora una volta, il potere dei social network.
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Il Messaggero