London Fashion Week tra irriverenza e precisione formale

London Fashion Week tra irriverenza e precisione formale
LONDRA - Da sempre fra le principali fashion week al mondo, quella che va in scena a Londra è indubbiamente una delle rassegne più discusse nel panorama della moda. Seguita con...

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LONDRA - Da sempre fra le principali fashion week al mondo, quella che va in scena a Londra è indubbiamente una delle rassegne più discusse nel panorama della moda. Seguita con attenzione e cautela dalla stampa internazionale, la manifestazione che la capitale britannica riserva ai suoi designer e ad un selezionatissimo numero di ospiti, ha trovato una precisione formale che è il perfetto rovescio della medaglia che la contraddistingue per carica creativa. Nei cinque giorni dell’appena trascorsa fashion week, 78 creatori si sono succeduti in passerella: dall’esplosione creativa del primo giorno, dedicato ai nomi più d’avanguardia, si passa ai big della moda inglese come Paul Smith (con una collezione dal mood anni ’70), Burberry Prorsum (che ha scelto un’ispirazione patchwork) e Vivienne Westwood Red Label, fino alla presentazione dei nuovi talenti, sostenuti dal progetto NEWGEN, realizzato dal British Fashion Council in collaborazione con Topshop. A creare ulteriore equilibrio in calendario ci sono i nomi inglesi che rappresentano il nuovo stile Made in England (o per meglio dire «in London»): Christopher Kane, Erdem, Jonathan Saunders, J.W. Anderson, Mary Katrantzou, Emilia Wickstead e Peter Pilotto. Gareth Pugh, celebrando il decimo anniversario del proprio marchio, è tornato stabilmente a Londra: il suo è stato uno dei ritorni più attesi dell’edizione.
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Il Messaggero