L’iconica sciarpa viola intorno al collo ed il sorriso di chi ne ha vissute e disegnate tante. Ieri sera all’Ara Pacis per la presentazione del docufilm sulla sua vita...
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Un ricercatore di linee e forme più che uno stilista, un architetto che lavora i tessuti più che un couturier: da Adriana Mulassano (preziosa collaboratrice alla sceneggiatura) ad Anna Fendi, le testimonianze sul lavoro di Capucci aggiungono emozioni e particolari alla storia di un artista innamorato del disegno e della sua Roma. In perenne stato di ispirazione, dai colori dell’India, all’arte (si ispirò al Caravaggio per l’abito di velluto con cui Rita Levi Montalcini ritirò il nobel per la medicina nel 1986) in ogni sua variante.
Il coraggio di essere sempre fedele a se stesso, lasciando la Camera della Moda quando nel 1980 cambiarono le regole, ed ad una sola musa, Silvana Mangano, per la quale realizzò i costumi da indossare in “Teorema” di Pasolini.
In adorazione di un unico Dio, Michelangelo, e della vita, la stessa di cui sono modellati e tinti i suoi abiti-scultura, in costante viaggio per i musei di tutto il mondo. Ventagli, balze e pieghe in cui luci e sfumature assumono le sembianze di un sogno, inaccessibile e bellissimo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero