Non dovrebbe meravigliare che le borse disegnate da Karl Lagerfeld per Chanel, modello Boy, vadano a ruba nei negozi online che vendono l'usato. Per non parlare della Jumbo...
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Chanel sfila nell'Abbazia dove visse da orfana Mademoiselle Coco tra look sobri e un tocco austero
Karl Lagerfeld, al Grand Palais di Parigi tributo al grande stilista scomparso
Come con curiosità si apprende che, dopo i Grammy 2020, l'accessorio più ricercato della maison è la «borraccia Chanel», mostrata da Maggie Rogers sul red carpet. Non poteva essere diversamente. Lagerfeld è ormai entrato nella leggenda, anche se bisogna ammettere che chi si aspettava che le due maison che ha diretto per tanti decenni avrebbero risentito della sua assenza, è stato smentito. Per quanto riguarda Fendi, SIlvia Venturini Fendi, cresciuta professionalmente sotto la guida di Lagerfeld, è saldamente in sella a un anno di distanza, alla guida creativa dell'azienda fondata dalla sua famiglia e ora tra le griffe di punta del Gruppo Vuitton. Per Chanel, lo stesso giorno della scomparsa dello stilista, i vertici della maison chiarirono che il successore dello stilista tedesco, direttore creativo della maison francese dal 1983, sarebbe diventata Virginie Viard, direttrice di Chanel Fashion Creation Studio e stretta collaboratrice del couturier scomparso.
Difficile cambiare rotta. Anche se i dubbi degli scettici sul futuro di Chanel e Fendi erano legati al fatto che Lagerfeld era inamovibile, totalizzante per le griffe che ha disegnato e della cui immagine si è occupato in toto curando anche le campagne pubblicitarie come fotografo e regista. Un asso pigliatutto insomma, non a caso soprannominato «Il Kaiser». In realtà Lagerfeld è riuscito, nella sua lunga carriera, a fare del suo nome una griffe indipendente che ha collaborato con varie maison della moda, non solo Fendi e Chanel, ma anche Chloé. Ha avuto una sua etichetta e non ha disdegnato le collaborazioni con i colossi del low cost: per H&M ha firmato nel 2001 una collezione a edizione limitata andata a ruba in due giorni. Dal 2010 ha firmato per quattro stagioni le collezioni di Hogan, per cui ha ripensato i modelli classici del brand, sneakers e ballerine. Nel 2006 ha lanciato una collezione casual uomo-donna, K Karl Lagerfeld, che includeva T-shirt e blue jeans. E poi era un personaggio: guanti di pelle nera da pilota, colletto alto e inamidato, eterna coda di cavallo.
Era un tipo misterioso che il docufilm Karl Lagerfeld - A Lonely King (2018) realizzato dai francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, ha provato a descrivere. Karl ha vestito popstar come Kylie Minogue e Madonna. Claudia Schiffer è stata la sua modella preferita degli anni '80-'90, Kaia Gerber l'ultima musa. Lagerfeld possedeva una collezione di 50mila libri (ha aperto una libreria nel '99 a Parigi) e modi di relazionarsi agli altri da imperatore. Nel 2000 la decisione di perdere 42 kg in 13 mesi seguendo una dieta pensata apposta dal dottor Jean-Claude Houdret, che scrisse il libro The Karl Lagerfeld Diet. «Ho deciso di vestirmi diversamente - aveva rivelato in seguito il Kaiser - per vestire abiti disegnati da Hedi Slimane. Ma queste mode sono indossate da ragazzi molto magri e non erano per uomini della mia età. Dovevo perdere 40 chili. Ci ho messo tredici mesi». (ANSA). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero