Il velo come prigione, simbolo della libertà negata. Il velo come identità, libera scelta da rivendicare. Difficile per noi capire quelle donne musulmane che dicono...
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EMMA BONINO
«É tanto difficile per la nostra cultura accettare che una donna possa 'liberamentè decidere di convertirsi all'islam e indossare un velo islamico?», scrive nella prefazione Emma Bonino. «Fortunatamente oggi sono pochi i Paesi in cui il velo integrale è obbligatorio come in Yemen e in Afghanistan.
L'ESPERIENZA IN IRAN
Una delle autrici, Tiziana Ciavardini, ha vissuto a lungo in Iran ed è stata più volte minacciata per il suo lavoro d’inchiesta sulle condizioni delle donne, e per aver difeso Nasrin Sotoudeh, l’avvocatessa iraniana condannata a 148 frustate e 38 anni di reclusione per aver provato a difendere i diritti delle donne che volevano protestare contro l’uso obbligatorio del velo. «Ho sempre rispettato le leggi iraniane che obbligano le donne all’utilizzo del velo islamico in tutti i luoghi pubblici, l’ho indossato per oltre 10 anni ed ho sempre pensato che fosse una grande ingiustizia. Ho conosciuto donne che non si riconoscono in quello ‘stupido cencio medioevale’ cosí come lo aveva definito Oriana Fallaci nella sua storica intervista all’ayatollah Komeini. Nello stesso tempo ho conosciuto donne che credono fermamente in quel velo e che sono orgogliose di avere il capo velato in quanto per loro simbolo di corrispondenza della fede che professano».
«L’obiettivo/invito che da queste pagine desidera uscire - si legge nell'introduzione - è quello della libera scelta, cercando di capire le ragioni di ciascuna donna, di colei che con orgoglio indossa il velo, o chi lo ritiene una prigione. Abbiamo il dovere di stigmatizzare ogni pregiudizio culturale che vede la donna con indosso l’hijab, una donna sottomessa. Desideriamo portare avanti la battaglia delle donne iraniane, e di tutte quelle che lottano contro i soprusi e l’obbligo del velo. Il nostro obiettivo è quello di essere la voce di quelle donne che non ne hanno, e divulgare il più possibile le condanne inflitte a coloro che hanno “osato” protestare contro l’imposizione del velo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero