Il 14 agosto veniva ritrovata senza vita Jenifer Nwokocha, receptionist in un hotel di Port Harcourt, nel sud della Nigeria. Era stata drogata, legata, stuprata e poi strangolata....
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Così, da due giorni, le strade di Port Harcourt sono invase da centinaia di manifestanti che chiedono allo Stato più protezione e misure più efficaci contro i tanti, troppi, omicidi seriali che continuano a segnare la condizione femminile nel Paese.
Il movimento delle donne nere, così è già stato ribattezzato per i vestiti scuri che le manifestanti indossano in segno di lutto, chiede che venga rispettato il diritto alla vita di qualsiasi donna, anche se prostituta. E, ancor prima, esige attenzione da parte delle autorità che, secondo le manifestanti, tratterebbero con sufficienza questi omicidi, tralasciandoli e infangando così la dignità delle donne anche dopo la loro morte. A far arrabbiare è anche il come il problema viene trattato a monte dalle istituzioni e dalle forze dell'ordine: intimando alle ragazze di non seguire amanti o clienti negli alberghi, invece che concentrarsi sulla repressione dei crimini e focalizzarsi su indagini ben strutturate per arrestare i loro aguzzini.
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Mentre sui social nigeriani l'hashtag #ProtectPhGirls è diventanto trending topic, forse qualcosa si sta muovendo anche dal punto di vista giudiziario. La Bbc riporta infatti che almeno due dei responsabili dei tanti omicidi sono stati catturati e si trovano ora in attesa di giudizio: uno è stato arrestato a Port Harcourt, il secondo nello Stato di Kaduna.
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Il Messaggero