«Adesso, mentre parliamo, sono su lungotevere dei Mille, proprio dove hanno sparato a mio figlio». Antonino aveva tre anni e una maglietta bianca, c’era scritto...
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Gli ospedali
Antonino Laganà, quasi quindicenne, ha ancora un frammento di proiettile nella carotide. È rimasto un anno in ospedale: dieci giorni in coma, l’ischemia cerebrale, il trasferimento al Bambino Gesù, dieci interventi. «I medici mi dicevano: signora, deve essere forte. Quando si è risvegliato dal coma, non camminava, non parlava e non mangiava. Non faceva nulla». Stefania Gurnari adesso ha 45 anni, non sapeva allora quanto grande fosse la sua forza di mamma. «Adesso sta bene, comincerà il primo anno delle scuole superiori, all’istituto industriale con indirizzo informatico. Sono orgogliosa di lui, è molto bravo a scuola. Ma quanto abbiamo lavorato per arrivare a questo risultato, gli siamo sempre stati dietro. Quanta sofferenza».
Il ricordo
«Mamma, che cosa è successo? Non è vero che sono caduto.
Il coraggio
«Non c'è solo la 'ndrangheta a Melito, i criminali sono una minoranza. La Calabria forgia gente perbene. Se qualcosa cambierà in questa terra sarà solo grazie alle donne. Il coraggio delle donne fa paura alla 'ndrangheta. Una mamma lotta per i figli, non vuole che facciano la stessa fine del padre, del fratello, dello zio. Decide di fargli scoprire la bellezza della vita e della libertà, la bellezza di innamorarsi della quotidianità e non di vivere nel terrore. Per i miei figli desidero che scelgano liberamente cosa fare, Francesco adesso ha 19 anni, ha superato i test per entrare nei carabinieri, vuole diventare ufficiale. Ma desidero anche che le loro origini le portano ovunque nel mondo».
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Il Messaggero