Kathryn: «Io licenziata da Google perchè ho parlato di diritti dei lavoratori». L'azienda: ragioni di sicurezza

Kathryn: «Io licenziata da Google perchè ho parlato di diritti dei lavoratori». L'azienda: ragioni di sicurezza
«Sono stata licenziata la scorsa settimana da Google. Tutto quello che ho fatto è stato creare un popup per condividere una frase ai lavoratori: "I googler hanno...

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«Sono stata licenziata la scorsa settimana da Google. Tutto quello che ho fatto è stato creare un popup per condividere una frase ai lavoratori: "I googler hanno il diritto di partecipare ad attività concertate protette». Una notifica sui diritti dei dipendenti in pratica. La denuncia è di Kathryn Spiers che da circa due anni lavorava nel team per la sicurezza. Il suo lavoro consisteva principalmente nello scrivere codice per le notifiche del browser per notificare automaticamente ai dipendenti, le linee guida e le politiche aziendali durante la navigazione sul web.


«Questo tipo di modifica del codice avviene continuamente - ha scritto oggi Kathryn Spiers sul suo blog -  Aggiungiamo spesso cose per semplificare il nostro lavoro o anche solo per condividere hobby o interessi. Ad esempio, qualcuno ha cambiato lo sfondo del desktop predefinito durante lo sciopero dell'anno scorso in modo che il pinguino di Linux avesse un cartello di protesta. La società non ha mai reagito in modo aggressivo in risposta a una notifica come questa in passato».

«Abbiamo licenziato un dipendente che ha abusato dell'accesso privilegiato per modificare uno strumento di sicurezza interno» è stata la risposta di un portavoce di Google a TechCrunch un portavoce di Google. «Questa è stata una grave violazione».  La giovane è stata licenziata il 13 dicembre, lo stesso giorno in cui sono stati licenziati altri quattro lavoratori che facevano attività sindacale. «Erano coinvolti in violazioni intenzionali e spesso ripetute delle nostre politiche di sicurezza» aveva detto un portavoce di Google. 

A fine novembre oltre 200 lavoratori hanno scioperato, contrari ad alcune scelte dell'azienda. Tra queste censure del motore di ricerca in Cina.
 
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Il Messaggero