Un velo azzurro a coprire il ciuffo bianco di una signora che accarezza dolcemente le mani di un malato a letto. E' questo il doodle odierno di Gogole, un omaggio a Ruth Pfau,...
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Nata a Lipsia in una famiglia protestante, nel secondo dopoguerra fuggì dalla Germania dell'Est e iniziò a studiare medicina all'Università di Magonza. Lì conobbe una donna sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, una donna speciale che aveva deciso di dedicare la propria vita a predicare amore e perdono. Quell'incontro fu una pietra d'angolo per la dottoressa Pfau. Nel 1953 decise di convertirsi al cattolicesimo. e quattro anni dopo entrò nella Società delle figlie del cuore di Maria, una congregazione di suore dedita soprattutto all' educazione dei giovani. Dal temperamento risoluto seppure dolce fu inviata in diverse missioni nel Sud dell'India e in parte dell'Afghanistan prima di essere inviata in Pakistan.
Dopo essersi resa conto della gravità della lebbra in Pakistan, decise di non rientrare in Germania e di continuare il suo lavoro vicino alle persone sofferenti per questa malattia infettiva e cronica. Cominciò a lavorare in una piccola capanna nei pressi di Karachi, la città più popolosa del Pakistan, fu tra le fondatrici del Centro per lebbrosi Maria Adelaide e contribuì all'annuncio nel 1996, da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, del Pakistan «Paese libero dalla lebbra». Il Centro negli anni si occupò di altre malattie endemiche come la tubercolosi e i morbi della vista. lr
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Il Messaggero