Campagna «odiare ti costa», avvocatessa porta in tribunale chi augura la morte o lo stupro su Facebook

Campagna «odiare ti costa», avvocatessa porta in tribunale chi augura la morte o lo stupro su Facebook
Come arginare gli haters, gli odiatori, che puntualmente si manifestano in rete, postando giudizi offensivi, lesivi, oltraggiosi è un quesito che si affaccia puntuale ogni...

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Come arginare gli haters, gli odiatori, che puntualmente si manifestano in rete, postando giudizi offensivi, lesivi, oltraggiosi è un quesito che si affaccia puntuale ogni volta che si presenta un caso nazionale. L'istigazione allo stupro per Carola, per esempio, oppure il compiacimento per l'uccisione del carabiniere a Roma. L’odio in rete «ha i giorni contati» è la campagna che è stata lanciata dall’avvocata e attivista per i diritti Lgbtq, Cathy La Torre, dello studio legale ‘WildSide Human First’.


L'iniziativa appoggiata da diversi movimenti femminili ha fatto partire sul web l'ashtag #odiareticosta, la campagna «per contenere l’odio in rete».

«Che significa?- spiega La Torre- Che da oggi i commenti d’odio verranno citati in giudizio e gli autori pagheranno di tasca propria il loro odio». La campagna è anche un appello alla partecipazione, perché si basa sulle segnalazioni di commenti e post. Basta inviare all’indirizzo email odiareticosta@gmail.com gli screenshot e i link dei post. Da quel momento inizieranno le ricerche, la raccolta di elementi per le prove necessarie da citare in giudizio.

«Ogni commento d’odio che verrà scritto non per esprimere un’opinione, ma per diffamare qualcuno costerà del denaro- precisa La Torre - Abbiamo studiato una strategia giudiziaria. E' come quando investi o tamponi qualcuno per strada che paghi un danno, la stessa cosa se offendi qualcuno in rete si pagherà un danno da risarcire».

Le promotrici di ‘Odiare ti costa’ sono anche a caccia di investigatori privati, esperti forensi e hacker etici «che ci vogliano aiutare a livello tecnico nella campagna e nella raccolta delle prove».

L'appello è stato raccolto dalla scrittrice Michela Murgia che ha diffuso un video, aderendo alla campagna: «È faticoso ultimamente stare in rete perché l’odio online è dilagante, attraverso insulti, augurii di morte e di stupro. Non è vero che alle vittime di questo tipo di linguaggio basta scuotere le spalle, andare avanti e pensare 'Tanto sono sconosciuti’. Questo linguaggio fa male e inquina gli spazi in cui tutti abbiamo il diritto di stare e di esprimere le nostre opinioni. ‘Ti auguro uno stupro’, però, non è un’opinione, ‘Ti auguro la morte non è un’opinione’, sono reati».

‘Odiare ti costa’ è anche una pagina Facebook.

La cosa singolare è che lo stesso avvocato Cathy La Torre è stata segnalata da diversi utenti Twitter per avere postato e poi cancellato, nello stesso giorno in cui lanciava la campagna 'Odiare ti costa', un post in cui sbeffeggiava Trump, il presidente brasiliano Bolsonaro e Salvini.

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Il Messaggero