«Ho fatto, e continuerò a fare, un terzo della quarantena da sola, Pasqua compresa. La restante parte con mio figlio preadolescente. Sono divorziata, vivo in una...
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«Ho amato un narcisista e dico a tutte: attente a queste anime nere, vi annientano»
«L'ho lasciato, mi ha distrutto la faccia. Lui libero e con porto d'armi, io in pericolo nell'attesa dell'udienza»
«Questa consapevolezza, sulla quale mi sono confrontata con altre sopravvissute, mi ha resa ancora più cosciente del fatto che le persone, la stragrande maggioranza donne, reduci dagli “stupri dell’anima” sono evidentemente passate attraverso qualcosa che di umano ha ben poco.
La lettera è firmata, chi l'ha scritta chiede che il suo nome non venga pubblicato. Meglio che lui non sappia, meglio continuare a proteggersi. Chi sopravvive alla violenza che nessuno vede, per andare avanti non può lasciar traccia. Libera di urlare il tuo dolore, ma non il tuo nome. Perché lui è sempre lì, pronto a ribattere che non c'era dolore, non c'erano abusi e non c'era violenza. Perché questa storia, per lui, non esiste. E la colpa ricadrebbe come sempre su di lei che non ha capito che non è in grado che non merita non vale niente. Quell'orrore invisibile e letale come un virus. Il tunnel è lontano, niente fa più paura, racconta la "sopravvissuta". Ma per raccontare che si sopravvive a quello che lei chiama «amore malato» (amore? perché non chiamarlo per quello che é: abuso, stupro, tortura) per mostrare a tutte le sue ferite ma anche la sua nuova forza, per rassicurare che se ne viene fuori, deve restare soltanto la sopravvissuta.
Raccontate la vostra storia a mindthegap@ilmessaggero.it
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Il Messaggero