Simona, Maria Concetta, Giuseppina, Maria. Figlie ribelli della 'ndrangheta. Le madri le hanno educate alle botte e al silenzio. Devi imparare a prenderle e poi a...
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Queste donne fanno paura alle cosche, più dei carcere e dei giudici. La giornalista Dina Lauricella le racconta in un libro «Il codice del disonore. Donne che fanno tremare la 'Ndrangheta» (Passaggi Einaudi, sarà presentato venerdì 13 a Roma, alla Feltrinelli in Galleria Sordi). «Le donne sono custodi della cultura mafiosa, hanno il compito di trasmettarla. Educano i figli alla vendetta e le figlie alla sopportazione», spiega la giornalista che ha alle spalle anni di inchiesta sulla mafia. «Se vengono a mancare le donne, le 'ndrine che si fondano sui legami di sangue perdono la loro idenità. Ribellandosi, le donne, creano un danno enorme, più del carcere e della confisca dei beni».
Dina si avvicina a questo mondo per caso. «Un giorno di alcuni anni fa mentre mi trovavo al carcere di Rebibbia per seguire un processo non di mafia, venni fermata da un uomo della scorta di una persona coinvolta che mi disse che una signora sotto protezione per ‘ndrangheta voleva rilasciarmi un’intervista».
«Signor giudice, salvi mio figlio»
Giuseppina Multari (poi diventata collaboratrice di giustizia) per anni prigioniera in casa, da sola non poteva uscire nemmeno a fare la spesa. Maria Concetta Cacciolla costretta a bere l'acido muriatico perché voleva parlare con i giudici e la famiglia l'ha fermata, un omicidio - si sospetta - fatto passare per suicidio. Simona Napoli che ha accusato il padre e il fratello di aver ucciso il suo amante «per questioni d'onore». Alba A. (nome di fantasia) postina per conto del marito. Giuseppina Pesce, figlia del boss, minacciata di morte perché si era ribellata alla regole mafiose. «L'ultimo delitto d'onore, a San Ferdinando, dove mi trovavo alla fine di giugno per girare un documentario. Giuseppe Cacciola ha ucciso a calci e pugni l'amante della moglie».
«Il coraggio delle donne fa paura alla 'ndrangheta»
Donne che da sole non possono muovere un passo, a scuola sempre accompagnate, scortate anche per fare la spesa. «Una giovane madre è uscita da sola per portare il figlio dal pediatra e il padre le ha spaccato le costole. Sono sempre gli uomini della famiglia a vendicare l'onore: il padre, i fratelli e anche i figli. A queste donne segregate, i social hanno cambiato la vita. Hanno scoperto un mondo che non conocevano, con profili falsi hanno fatto amicizie e stretto relazioni. Molte si sono innamorate online. Abituate a ricevere solo botte da uomini che sono state costrette a sposare, perdono la testa se qualcuno scrive: sei bella o fa loro un complimento. Hanno voglia di libertà e si ribellano ai codici delle famiglie». E fanno tanta paura.
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Il Messaggero