Reporter Sans Frontieres incorona tre giornaliste che a rischio della vita difendono la libertà

Reporter Sans Frontieres incorona tre giornaliste che a rischio della vita difendono la libertà
Reporters Without Borders, la più importante organizzazione non governativa legata al mondo del giornalismo consulente anche delle Nazioni Unite, ha deciso di premiare tre...

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Reporters Without Borders, la più importante organizzazione non governativa legata al mondo del giornalismo consulente anche delle Nazioni Unite, ha deciso di premiare tre donne giornaliste. L’obiettivo è dar voce, al livello internazionale, al lavoro di tre professioniste che con passione e a rischio della loro vita portano avanti la libertà d’informazione. Per ciascuna è stato pensato un apposito riconoscimento.

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A Caroline Muscat, di Malta, è andato il premio per l’Indipendenza; alla saudita Eman al-Nafjan quello per il Coraggio; e alla vietnamita Pham Doan Trang quello per l’Impatto. Tre giornaliste per altrettante diverse aree del mondo (il Mediterraneo, il Golfo e il sud-est asiatico), che con le loro testimonianze sono state capaci di svelare cosa accade nei loro paesi. Voci controcorrente, tanto che due di loro, Eman e Pham, non possono lasciare rispettivamente Arabia Saudita e Vietnam.
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Diverse per contesto sociale e geografico sono accomunate dall’utilizzo di Internet, trovando nella Rete la via di fuga al bavaglio delle autorità locali. E non sono mancati casi di censura con l’oscuramente dei loro siti e blog.
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Caroline Muscat è la fondatrice di The Shift (www.theshiftnews.com), rete di giornalismo investigativo. Pham Doan Trang ha contribuito sul campo alla creazione di Legal Initiatives for Vietnam (www.liv.ngo), che da Taipei (Taiwan) fornisce assistenza legale. Eman al-Nafjan, bloccata su Internet, è da sempre impegnata in campagne per l’emancipazione femminile nel suo paese e per la fine del divieto di guida alle donne è stata arrestata.
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Come hanno sottolineato diversi analisti, i premi assegnati a Caroline e a Eman sono anche un omaggio al lavoro svolto da giornalisti loro connazionali che hanno pagato con la vita l’impegno messo nei loro editoriali e nelle loro inchieste: la maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa in un attentato il 16 ottobre 2017, e il saudita Jamal Khashoggi, scomparso il 2 ottobre 2018 dopo essere entrato nel consolato del proprio paese a Istanbul. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero