Essere madri in carcere, a Rebibbia una mostra fotografica sulle detenute e i figli

Essere madri in carcere, a Rebibbia una mostra fotografica sulle detenute e i figli
«Essere madri, oltre la pena». Le donne detenute della sezione nido della Casa Circondariale femminile di Rebibbia davanti e dietro l'obiettivo per raccontare...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Essere madri, oltre la pena». Le donne detenute della sezione nido della Casa Circondariale femminile di Rebibbia davanti e dietro l'obiettivo per raccontare cosa vuol dire oggi crescere un figlio in carcere in una mostra fotografica. Sarà inaugurata lunedì 13 Gennaio, nella Casetta Koinè di Rebibbia,  a Roma. La mostra «Essere madri, oltre la pena» è il risultato finale di un laboratorio fotografico educativo, formativo ed emotivo, ideato e portato avanti per tre mesi dalla fotografa Natascia Aquilano e dall'educatrice Luciana Mascia, in collaborazione con l'associazione Onlus ProPositivi, appositamente dedicato alle madri detenute della sezione nido di Rebibbia e ai loro bambini.


Pranzo di Natale tra i detenuti: «Troppe donne in carcere a causa di un uomo»

 
«Il progetto - spiegano le organizzatrici - è nato dall'esigenza di non voler ignorare uno dei bisogni primari del bambino: il rapporto con la propria madre, che in una struttura penitenziaria viene inevitabilmente alterato. Attraverso il mezzo fotografico si è cercato di spostare il punto di vista dello spazio, passando da un luogo semplicemente condiviso da detenute e bambini, a un ambiente di incontro tra madri e figli, con l'obiettivo di comprendere l'importanza della relazione. Tra scatti liberi o a tema, ogni detenuta è riuscita a entrare maggiormente in contatto con se stessa e il proprio bimbo, acquisendo la consapevolezza dell'essere prima madre e poi reclusa». La mostra, oggi visitabile, comprende sia gli scatti realizzati e scelti dalle detenute, che le foto scattate durante il laboratorio dalla fotografa Natascia Aquilano, così da avere una doppia inquadratura sulla «nuova relazione».

Le detenute di San Vittore si raccontano nel docu-film di Jo Squillo
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero