Depressione, una malattia che fa fatica a riconoscere sia il paziente sia chi gli sta vicino. Si potrebbe dire una malattia “bastarda” che non si vede ed è...
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La scienza oggi vede la genesi della depressione come una combinazione di tre elementi: la predisposizione genetica, la presenza di uno o più eventi scatenanti (lutto, problemi lavoro o in famiglia) e una modificazione nell'equilibrio ormonale e soprattutto nel normale meccanismo di controllo dei neurotrasmettitori, le sostanze che fanno viaggiare i segnali nervosi all'interno del cervello.
«Si tratta di una patologia - spiega Claudio Mencacci Direttore del Dipartimento di Salute mentale del Fatebenefratelli-Sacco di Milano nel libro “Viaggio nella depressione: esplorarne i confini per riconoscerla e affrontarla” scritto con Paola Scaccabarozzi -- anche se i sintomi con cui si esprime non sono per lo più fisici ma emozioni e sentimenti di angoscia, di incapacità a vivere. Parlamo di una condizione che trasforma la famiglia, modifica la vita di coppia e rompe gli equilibri».
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Il paziente è così costretto a convivere con un basso tono dell'umore, una profonda tristezza mista a senso di inutilità e perdita di interesse. La negatività governa ogni pensiero e regala una lettura distorta della realtà, l'autostima quasi scompare e non si ha più la capacità di provare piacere. «Esistono situazioni all'interno della depressione - aggiunge lo psichiatra - che presuppongono episodi distruttivi verso sé e gli altri».
La distruttività, appunto, può arrivare a coinvolgere anche i figli. Non solo a pochi mesi dal parto. Gli psichiatri parlano di “omicidi altruistici” spinti paradossalmente dall'amore. Dal desiderio di voler sottrarre i propri cari al dolore e alla sofferenza del quotidiano. Una sorta di salvezza estrema, ovviamente all'interno di una lettura assolutamente distorta delle relazioni. In altre circostanze l'omicidio dei più piccoli, come nel recente caso a Lecco del padre che ha strangolato i suoi gemelli dodicenni e poi si è suicidato, ha la valenza di una vendetta perché si è stati abbandonati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero