In piazza contro il ddl Pillon, il 28 settembre manifestazione nazionale dei movimenti femminili

Una delle manifestazioni contro il ddl Pillon
In piazza contro il disegno di legge Pillon. «Non si torna indietro sui diritti e la libertà di scelta. Non si usano bambini e bambine contro i genitori! Nessun testo...

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In piazza contro il disegno di legge Pillon. «Non si torna indietro sui diritti e la libertà di scelta. Non si usano bambini e bambine contro i genitori! Nessun testo unificato su separazione, mediazione obbligatoria bigenitorialità, mantenimento diretto». L'associazione nazionale dei Telefoni Rosa indice una manifestazione nazionale a Roma sabato 28 settembre che ha come slogan: «No Pillon e Ddl collegati». L'iniziatica coinvolge i movimenti femministi, le associazioni di donne, i centri antiviolenza, i collettivi, le organizzazioni. Anche Cgil e Uil parteciperanno alla manifestazione.


A settembre riprende la discussione del contestato ddl Pillon.  Lo scorso 23 luglio il disegno di legge sull'affido condiviso era tornato in Senato, all'esame della commissione Giustizia, scatenando la mobilitazione - in piazza e in rete - di opposizioni e associazioni per i diritti delle donne, da sempre contrarie alla riforma del diritto di famiglia che porta il nome del senatore leghista.  La commissione aveva rinviato la discussione a settembre e riaffidato allo stesso senatore leghista il ruolo di relatore: riscriverà il testo sull'affido condiviso mediando tra le diverse proposte.
«Il ddl Pillon ha un approccio decisamente maschilista  che fa dei padri separati delle vere e proprie vittime da risarcire penalizzando le madri», una delle contestazioni delle associazioni. Alcune parlamentari, tra cui Maria Elena Boschi, Lucia Annibali e Valeria Valente hanno già chiesto che il ddl venga ritirato. «Quel testo è un affronto alle donne, ai diritti delle donne, è persino incostituzionale» hanno detto. Il Movimento 5 Stelle  ha annunciato la possibilità di un testo unificato tra tutte le proposte, «quel testo è superato».
Ecco i punti contestati:
1) Bambini con la valigia. L'obbligo di frequentazione "paritario" dei genitori separati da parte dei figli, che creerebbe, dicono gli oppositori, un esercito di
«bambini con la valigia» sballottati tra due realtà.
 2) Stop all'assegno. La cancellazione dell'assegno di mantenimento che, scrivono le attiviste della Casa internazionale delle donne,
«rinforza la violenza economica che spesso le donne subiscono nella coppia e inficia la qualità della vita dei minori».

3. Mediazione a pagamento. Contestato anche l'obbligo, per chi sceglie di separarsi, di ricorrere alla mediazione familiare a pagamento: le associazioni lo giudicano
«un ostacolo insopportabile alla libertà delle persone e una fonte di business per i privati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero