Tutto sulle spalle delle mamme, adesso più di prima. Chi ha figli disabili non solo sta soffrendo l'isolamento ma anche l'abbandono. Non c'è la scuola,...
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«Noi mamme di disabili, lasciate sole in questa emergenza, chiediamo aiuto a Conte»
Covid-19, bambini disabili: progressi a rischio
Le mamme di figli disabili: «Siamo reclusi e senza assistenza, lo Stato non ci abbandoni»
Adesso un gruppo di mamme romane torna a farsi sentire. E in una lettera inviata alla sindaca e agli assessori competenti fa sapere che delle soluzioni trovate dall'amministrazione per sostituire i servizi che in questo periodo non vengono svolti non sa che farsene. «La teleassistenza ai nostri figli non serve semplicemente perché non possono utilizzarla», Sofia Donato è presidente della consulta disabilità del Municipio XI. «Il laboratorio, per fare un esempio, che prima i bambini frequentavano e adesso è chiuso non può essere sostituito dalla videochat. Ai nostri figli la videochat non serve, non hanno l'attenzione per poterla seguire. E lo stesso vale per la didattica a distanza. Gli assistenti di base, che a scuola aiutano bambini e ragazzi, in chat che possono fare? Vicini ai nostri figli in questo momento chi c'é? Ci siamo soltanto noi e non ce la possiamo fare a sostenere un carico così grande».
Dopo l'appello delle mamme dei figli disabili, la Regione: passeggiate concesse se necessarie
Per questo un gruppo sempre più numeroso di caregiver ha rifiutato le direttive del dipartimento politiche sociali ed educative del Comune di Roma. «In questa emergenza - scrivono - le famiglie romane con un congiunto con disabilità sono rimaste isolate ed abbandonate.
L'amministrazione ha riorganizzato le assistenze. «La teleassistenza indicata nella circolare del Dipartimento Politiche Sociali di certo non può rivolgersi a soggetti la cui capacità di attenzione non supera i pochi minuti, soggetti con assenza del pensiero astratto e per i quali ogni connessione a distanza significa la necessità di essere assistiti da qualcuno; eventualità il cui onere ricade sul caregiver familiare. Le assistenze hanno senso solo se in presenza e consentono alla persona con disabilità una propria azione autonoma dalla famiglia e alla famiglia un tempo di riposo dalla cura ed assistenza continua del proprio congiunto con disabilità.».
Dal momento che la Regione Lazio ha previsto la possibilità di uscire e fare una passeggiata ai disabili che ne hanno bisogno, l'assistenza - propongono le caregiver - potrebbe consistere nell'accompagnamento in questo momento di svago. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero