Il convegno sugli intellettuali, ancora una volta parlano solo uomini

La sede dell'università Cattolica
Silenzio, parlano gli uomini. E solo loro. Sarà un caso, sicuro, però. Due convegni in pochi giorni senza donne. E su argomenti di un certo peso: il ruolo degli...

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Silenzio, parlano gli uomini. E solo loro. Sarà un caso, sicuro, però. Due convegni in pochi giorni senza donne. E su argomenti di un certo peso: il ruolo degli intellettuali e addirittura la violenza di genere. Sarà un caso, certo. Ma possibile che non ci sia una voce femminile intorno a questi tavoli? Solo cori al maschile, un solo punto di vista e che importa se si parla di cose che riguardano le donne.

Relatori di altissimo livello, per carità. Al convegno del 30 ottobre alla Cattolica di  Milano, promosso dal centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita, l'argomento era:
«Chierici, cortigiani, battitori liberi: quale ruolo per l'intellettuale?». Sono intervenuti fior di intellettuali,  Antonio Calabrò, Giuseppe Langella, Alessandro Zaccuri, Filippo La Porta, Bruno Pischedda, Giuseppe Lupo, Franco Contorbia, Luca Doninelli, Paolo Mauri, Goffredo Fofi, Toni Iermano, Raffaele Nigro. C'era solo una donna, Velania La Mendola, nel ruolo però di moderatrice, ma non da sola, con Roberto Righetto e Stefano Salis.

«Nessuno vuole le quote rosa in letteratura, ma il convegno della Cattolica sul ruolo dell'intellettuale con tutti relatori maschi lascia sgomenti», twitta la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini.
 
Eppure quante scrittrici, filosofe, intellettuali e pensatrici avrebbero avuto da dire. Quante donne potevano essere invitate a parlare. Non ce n'era nemmeno una, alla Cattolica, se non a porre domande. Non è questione di quote rosa, ci mancherebbe, niente di peggio del politicamente corretto in base al quale almeno una donna va invitata. Una donna non deve esserci, intorno a quel tavolo. Che ci sia dovrebbe essere la normalità.  Che nessuno ci abbia pensato, a invitare una donna, fa pensare e molto. «Mi si segnala - scrive Lipperini sul suo blog - che gli organizzatori, ricevuta la protesta di alcune, avrebbero risposto "il genere non c'entra, quello che conta è la competenza", peggiorando tragicamente la situazione». Come se non ci fosse nessuna donna abbastanza competente a parlare del ruolo degli intellettuali. Ci sono, eccome, grave non riuscire a vederle. 

E che dire dell'altro dibattito da cui le donne sono state escluse, come ha segnalato qualche giorno fa la 27ora del Corriere della sera? I relatori del 
convegno intitolato «Dai maltrattamenti all’omicidio. L’analisi della legislazione in materia di violenza di genere» che si svolgerà il 4 novembre presso la Corte d’Appello di Roma nell’«Aula Europa», sono tutti uomini. Intervengono Giovanni Mammone, primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, procuratore generale della Repubblica di Roma.  E prenderanno la parola altri magistrati, il presidente dell'Eurispes Roberto De Vita, sociologi e criminologi. Ed è maschio anche il moderatore: Pierpaolo Rivello, già procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione. Insomma, gli uomini parleranno della violenza subita dall'altro genere senza interpellarlo. 




Rete femminile scrive a Mattarella: «Ai convegni solo relatori maschi»


Qualche mese fa alla presentazione del libro-ricerca di Domenico De Masi “Roma 2030” c'erano solo uomini (ben 15) schierati sul palco, alla presenza del Capo dello Stato, a parlare dei mali della Capitale. Presente solo la sindaca Virginia Raggi, impossibile non invitarla. L'associazione 
“Noi Rete donne” ha scritto al capo dello Stato facendo notare l'assenza totale di donne al convegno e coniando per l'occasione un neologismo: mamel, ossia un convegno con panel di soli uomini. 

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Il Messaggero