«Spero che ti violentino 'sti negri». «A quattro, a quattro....». «Le mogli vi devono stuprare, sti' clandestini». É ancora...
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Augurare lo stupro è anch'esso una forma di stupro.
Non è più possibile tollerare che simili minacce circolino con leggerezza su facebook e twitter. Sarebbe da capire quali perversioni o idelogie distorte ci siano dietro parole così devastanti, da misurare se mai fosse possibile la rabbia repressa che esplode in frasi che vanno oltre l'insulto. Ci sarebbe da chiedersi perché tanto odio contro le donne, da dove nasce e perché proprio ora, chi lo alimenta e come si può fermare. «Troppa violenza sui social contro le donne: stupri virtuali, revenge porn e minacce», l'allarme lanciato dal direttore della polizia postale Nunzia Ciardi.
La rete non è altrove, è il nostro specchio. La violenza sul web è la stessa che circola fuori da lì, ma post e tweet possono alimentarla a dismisura. C'è una sola difesa: denunciare sempre e non lasciar passare nemmeno un insulto. Intanto è il caso di ricordare cosa è costata quella minaccia a Matteo Camiciottoli, il sindaco leghista di Pontinvrea che ha augurato lo stupro all'allora presidente della Camera Laura Boldrini. Il tribunale di Savona lo ha condannato per diffamazione al pagamento di 20 mila euro di multa con pena sospesa subordinata al risarcimento dei danni entro un mese.
«Dedico questa sentenza a mia figlia, perché abbia sempre fiducia nella giustizia - fu il commento della Boldrini - la dedico a tutte le figlie d’Italia, perché non abbassino mai la testa di fronte alla violenza!». Ecco, se c'è un modo per arginarla è non lasciare mai che una minaccia di stupro resti impunita. A Carola come a tute le altre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero