Assassinata la giovane attivista Isabel Cabanillas nella “città che uccide le donne”

Le hanno sparato al petto, in mezzo alla strada. Isabel Cabanillas, attivista messicana per i diritti delle donne, è stata uccisa a Ciudad Juarez, nello Stato del...

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Le hanno sparato al petto, in mezzo alla strada. Isabel Cabanillas, attivista messicana per i diritti delle donne, è stata uccisa a Ciudad Juarez, nello Stato del Chihuahua. Era scomparsa il 17 gennaio e l'hanno trovata morta il giorno dopo. Una lunga marcia è stata organizzata per chiedere giustizia e ricordare "La ragazza dei vasi", quelli che lei dipingeva e vendeva.


Il suo volto, come quello di molte altre giovani assassinate e abbandonate per strada o nel vicino deserto, è sui murales della “città che uccide le donne” – così viene chiamata Ciudad Juarez. Un'altra croce dipinta di rosa, sul marciapiede dove la giovane attivista è stata ritrovata. Sono centinaia nel raggio di pochi chilometri.




 


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«Isabel è stata uccisa perché era un’attivista - racconta un'amica della vittima a "Lifegate” -  una donna coraggiosa che credeva nella libertà e una femminista capace di denunciare la violenza e le ingiustizie. Era molto popolare e conosciuta, il suo omicidio è un chiaro avvertimento per noi.
 Il venerdì della sua scomparsa stava lavorando ad un murale in una zona che conosceva benissimo, ma mentre tornava a casa è stata fatta sparire. Abbiamo sporto subito denuncia e la mattina dopo abbiamo letto della notizia del ritrovamento di un corpo; dalla descrizione poteva essere lei, così abbiamo avvisato i familiari che poi si sono occupati del riconoscimento. 
Qui essere una donna è pericoloso, uscire per strada è pericoloso, cercare la libertà è pericoloso, essere povera è pericoloso. Ora siamo sotto shock, ma Isabel deve avere giustizia».

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 Secondo i dati della commissione messicana di Difesa dei diritti umani, solo nello stato del Chihuahua sono stati 258 i casi di femminicidio nel 2017, 49 tra gennaio e marzo 2019, ma sono molte di più secondo le associazioni delle madri che vedono sparire le proprie figlie poco più che bambine. La maggior parte delle vittime hanno tra i 15 e i 19 anni, spesso giovani operaie delle fabbriche che si trovano al confine dove comandano i narcos del cartello di Juarez.

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Secondo le amiche di Isabel il narcotraffico non c'entra. Per le attiviste dell’associazione Hijas de su maquilera madre, con cui Isabel lavorava, lei è stata colpita in quanto attivista per i diritti delle donne.
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Il Messaggero