La cittadinanza può attendere. I traguardi sportivi no. Per questo la campionessa "straniera" Olesya Korotkova, per tutti Alessia, che parla con marcato accento...
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Dall'età di tre anni vive a Reggio Emilia con la mamma traduttrice e il papà che però da sei anni lavora in Kazakistan come capo cantiere nel settore edile. E' molto italiana, Alessia, nello stile, nel parlare, nel pensare. Sorride, scherza, da buona emiliana butta dietro le spalle la negatavità: il buio della burocrazia, le offese degli odiatori. Perché le è capitato anche di essere insultata solo perché sta portando avanti la battaglia per avere la cittadinanza italiana. Quando posta sui suoi profili social gli articoli o le trasmissioni tv che la riguardano c'è sempre qualcuno dal pensiero corto che commenta: "torna casa tua, la cittadinanza ce l'hai già, ma che vuoi". «Per me sono dei defic....» gli scappa ad Alessia che perà ha l'affetto della sua città e l'appoggio del sindaco Luca Vecchi.
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Invece le ha dato molto fastidio l'atteggiamento della Prefettura di Reggio Emilia dove l'altro ieri lei e il suo allenatore Daniele Frascari sono andati a chiedere informazioni precise sullo stato della domanda di cittadinanza. «E' più di un anno che è ferma a Reggio, ma ho avviato le pratiche nel 2015 - dice - con il mio allenatore siamo andati a chiedere conto, la Fita vorrebbe scrivere, ma volevamo capire cosa servisse, a chi dovevamo rivolgerci, quale era la e-mail con la quale comunicare, ci hanno risposto in malo modo, che non erano tenuti a dare informazioni, che non si poteva fare nulla. Il mio allenatore si è alterato e per tutta risposta gli hanno detto: "ma lei non capisce l'italiano?". Abbiamo anche scoperto che non serviva presentare il certificato dei carichi pendenti, ho perso sei mesi per richiedere in Russia un documento che certifica che ho la fedina penale pulita, quando era ovvio, sono andata via a tre anni».
Alessia, promessa del taekwondo, cerca di realizzare il suo sogno: partecipare alle gare europee, poi ai Mondiali e, se si qualificherà, alle Olimpiadi. Ma tutto dipende da un pezzo di carta che dica: sei italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero