L'azione di protesta è senza precedenti nel Regno di Mohammed VI, in Marocco, dove esiste ancora il reato di adulterio, punito dalle autorità con l'arresto....
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Il Papa al Re del Marocco: «Assieme per sradicare l'odio e il terrorismo»
Più di 470 donne marocchine hanno firmato un manifesto a sostegno di Hajar, dichiarando che anche loro possono essere considerate delle fuorilegge per avere infranto i codici penali in vigore. A firmare la scrittrice Leila Slimani e a seguire imprenditrici, attrici, artiste, professoresse, giuriste, economiste, banchiere, artiste, giornaliste, mamme di famiglia.
«Noi, cittadine marocchine, dichiariamo di essere fuori legge». L'ondata di sostegno è arrivata nel giorno in cui Hajar Raissouni, è comparsa davanti ai giudici per la terza udienza del processo. IL testo dell'auto-accusa firmato dalle più autorevoli donne marocchine ha l'obiettivo di aprire il dibattito sulla discriminazione e sui diritti negati. La raccolta firme va avanti e ha già superato quota 2.000. «Siamo fuorilegge e così rimarremo finché questa legge non cambierà». Si riferiscono all'articolo 490 del codice penale che punisce l'adulterio e vieta l'aborto. L'invito a firmare si è nel frattempo esteso all'estero, a tutte le donne marocchine che vivono altrove, pubblicizzato soprattutto in Francia dove la comunità marocchina è numerosissima: texte490@gmail.com.
Il manifesto era stato pubblicato anche in prima pagina dal quotidiano francese Le Monde. Nel 2018 più di 14.500 cittadini marocchini sono stati perseguiti per atti contro la morale pubblica, secondo l'articolo 490. Oltre 3 mila quelli incarcerati per adulterio. Ogni giorno si praticano dai 600 agli 800 aborti.
La giornalista Raissouni è finita nell'ingranaggio della giustizia il 31 agosto scorso, dopo essersi recata al pronto soccorso per una forte emorragia. Da allora è in prigione e a nulla sono valse le istanze di scarcerazione presentate dai suoi avvocati. Le udienze sono aggiornate di continuo. Quella di oggi si è conclusa con un nulla di fatto; gli avvocati hanno chiesto l'assoluzione dell'imputata i giudici non hanno esaminato a domanda di scarcerazione. Con la donna sono finiti in galera, il marito, il medico che l'ha presa in cura e un infermiere Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero