Dante, la sua idea di Roma nel libro “L’Italia di Dante” di Giulio Ferroni

Dante, la sua idea di Roma nel libro “L’Italia di Dante” di Giulio Ferroni
I 150 anni di Roma Capitale si celebrano nel 2021 e i 700 anni dalla morte di Dante si celebrano a loro volta il prossimo anno. Unendo le due ricorrenze viene da ricordarsi che...

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I 150 anni di Roma Capitale si celebrano nel 2021 e i 700 anni dalla morte di Dante si celebrano a loro volta il prossimo anno. Unendo le due ricorrenze viene da ricordarsi che cosa è stata in Dante l’idea di Roma. E c’è un mastodontico libro di Giulio Ferroni che ce lo ricorda. Oltre mille pagine, titolo: “L’Italia di Dante”, edito dalla Nave di Teseo. Dopo aver passato la vita a studiare e insegnare la letteratura italiana, Ferroni – uno dei più grandi critici letterari viventi, professore emerito de La Sapienza di Roma – ha attraversato l’Italia prendendo come guida l’uomo senza il quale l’Italia non esisterebbe, né esisterebbe la lingua che parliamo, come non esisteremmo noi italiani: “Dante Alighieri aveva in mente un’Italia che nasceva dal modello classico e letterario. Il suo riferimento era l’Impero Romano. Il suo orizzonte era universale”.


Universale come l’idea di Roma. Scrive Ferroni: “La Rina antica e imperiale era per Dante la città per eccellenza, il centro di misura e controllo di un mondo pacificato e per lui condizione determinante dell’incarnazione di Cristo e dell’avvento del Cristianesimo, modello civile per ogni terreno governo, eletta a sede del papato ma punto di riferimento per l’atteso risorgere dell’impero. A chi spetta il potere temporale, distinto da quello spirituale che tocca solo al papato”. La grandezza l’eredità di Roma era un assillo di Dante e della cultura medievale.   Oggi questo assillo vale ancora e di fronte al declino attuale di Roma, allo sfascio e alle condizioni di invivibilità e di cattiva  amministrazione in cui versa quella che ancora potrebbe essere una capitale universale, le parole di Dante e lo straordinario libro di Ferroni servono a non dimenticare e a crederci ancora. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero