Oltre una sorte avversa. Potrebbe intitolarsi così la storia di Amatrice, Accumoli e dei borghi che costellano i Monti della Laga, Italia minore che scala le cronache solo...
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Svelato in anteprima il volume della Fondazione Varrone sul terremoto di Amatrice e Accumoli, alla presentazione anche l'architetto Stefano Boeri
Una storia entusiasmante e dolente, quella di Amatrice, che Fondazione ed Electa avevano cominciato a raccontare nel 2015 col bel volume a cura di Anna Imponente e Rossana Torlontano, al quale seguì nel 2016 il volume Rinascite, edito anche quello da Electa con il catalogo delle opere d'arte salvate dal terremoto e messe in mostra a Roma nei mesi successivi, e un secondo volume Rinascite, dedicato alle attività di recupero e conservazione del patrimonio reatino.
La biblioteca di Amatrice si arricchisce ora di questo nuovo libro che vuole spingere un po' più avanti la ricerca storica, la ricognizione dell'esistente e il dibattito sulla ricostruzione. Il volume - 223 pagine a colori, aperto dalla prefazione del ministro ai Beni culturali Dario Franceschini - è stato presentato oggi a Rieti e sarà in vendita in tutta Italia dal 14 gennaio. Venti gli autori che hanno dato il loro contributo all'opera, curata da Paola Refice, soprintendente ai Beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti, Monica Grossi, soprintendente ai Beni Archivistici e Bibliografici del Lazio e Paolo Iannelli, soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma, con il coordinamento editoriale di Giuseppe Cassio, ispettore di zona della Soprintendenza. Il libro è il primo passo di un percorso più lungo promosso dalla Fondazione Varrone insieme a Soprintendenze, Comuni e Diocesi di Rieti e che comprende l'avvio, a gennaio, di un laboratorio di restauro a Palazzo Dosi e, in primavera, l'apertura di una grande mostra a Palazzo Potenziani dedicata all'arte sacra dei paesi della Laga.
"Con questo libro proviamo a fissare su carta la memoria del patrimonio artistico andato perduto e per immaginare un nuovo futuro per ciò che si è salvato o che potrà essere ricostruito - spiega il presidente della Fondazione Varrone, Antonio D'Onofrio - Il libro rappresenta anche il tentativo di sottrarre il dibattito sulla ricostruzione al rumore dei social e alla dittatura del tempo-reale per consegnarlo ad una dimensione più meditata e approfondita, pur se consapevoli del rischio che ora corrono quei borghi. E cioè dopo la ferita della distruzione patiscano anche quella dell'abbandono". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero