Referendum, l'odissea di una studentessa Erasmus «Voto a Siviglia al buio: non saprò mai se è andato a buon fine»

Referendum, l'odissea di una studentessa Erasmus «Voto a Siviglia al buio: non saprò mai se è andato a buon fine»
REFERENDUM Più di due mesi trascorsi a prendere informazioni, scrivere, attendere, accorgersi di errori (altrui) e quindi ricominciare daccapo: tutto per poter esercitare...

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Più di due mesi trascorsi a prendere informazioni, scrivere, attendere, accorgersi di errori (altrui) e quindi ricominciare daccapo: tutto per poter esercitare da Siviglia, dove sta facendo l'Erasmus, il suo semplice e fondamentale diritto di voto. Claudia Castellucci ha 21 anni, è di Latina ed è uscita da questa avventura di votante della Circoscrizione Esteri, senza sapere se ha realmente votato: «La procedura è farraginosa, e ho sperimentato che sono in dubbio la certezza e la legittimità stessa del voto».

In breve: la studentessa universitaria pontina, iscritta al terzo anno del corso in Scienze della Comunicazione, sta trascorrendo sei mesi di studio in Spagna e quando fissano il referendum decide (è fine settembre) di non rinunciare a dire la sua sulla riforma della Costituzione. Cerca di avere informazioni via mail dal Comune di Latina (ma non è facile, ci dovrà alla fine andare la mamma di persona), comunque la strada si apre e l'ente spedisce i documenti necessari all'ambasciata madrilena competente. Da qui parte il primo plico con la scheda elettorale di Claudia, destinazione Siviglia. Peccato però che non arrivi mai a destinazione. Il perché è presto appurato: il Comune di Latina ha sbagliato l'indirizzo della ragazza come figura dai dati in possesso dell'ambasciata spagnola. La procedura riparte. Stavolta sarà l'ufficio consolare dell'Ambasciata a dover raccogliere la denuncia di smarrimento, la richiesta di voto e il documento di Claudia. Lei rispedisce tutto, ma la mail non arriva a destinazione perché è troppo pesante, come spiegherà solo poi l'addetta all'Ufficio. «Me ne accorgo per la mia pignoleria di controllare e temendo di non riuscire a votare, ma nessuno mi aveva detto prima che non avrei dovuto superare i 10 mb. Comunque, salvo la carta di identità in pdf e rispedisco». Finalmente arriva il mio plico («ormai controllavo dice Claudia la cassetta postale ogni due ore»): è il pomeriggio del 30 novembre. All'interno c'è la scheda elettorale e una busta postale precompilata per rispedire il documento che dovrà arrivare a Madrid entro le 16 del 1° dicembre. Praticamente in 24 ore. Ce la farà? Nessuno può dirlo. Probabilmente no. «Comunque non c'è modo di accertarlo perché la busta è ovviamente anonima come deve essere il voto», dice la studentessa di Latina. MI chiedo conclude - Possibile non poter sapere se si è votato o meno? Non sapere se il proprio voto arriverà in Italia o è andato al macero? E chi ha ricevuto per errore il primo plico, magari avrà votato al mio posto? E ancora: chi garantisce la segretezza? In Italia se ti porti il telefonino in cabina è reato. Io, da qui, potrei votare in collegamento Skype o fare una foto da mandare ad un ipotetico compratore di voti. Forse c'è qualcosa da cambiare. Per la cronaca, sono 4 milioni i cittadini italiani all'Estero che hanno chiesto di votare, un numero probabilmente in grado di cambiare il risultato.
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Il Messaggero