Tornano alla famiglia Purificato i reperti sequestrati

Tornano alla famiglia Purificato i reperti sequestrati
Alla fine, tutto archiviato: nessun profilo di illegalità, nel possesso di quei circa quaranta reperti archeologici finiti al centro delle indagini dell'autorità...

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Alla fine, tutto archiviato: nessun profilo di illegalità, nel possesso di quei circa quaranta reperti archeologici finiti al centro delle indagini dell'autorità giudiziaria. Una conclusione che ha aperto le porte all'ormai prossimo ritorno a casa, nel luogo in cui le opere hanno dimorato per decenni.

Cioè nella villa alla periferia di Fondi che fu del pittore Domenico Purificato, protagonista del Novecento che in nome di una genuina passione per l'arte le aveva accumulate nel corso di una vita. Fino a mettere insieme una sorta di museo a cielo aperto, nel marzo del 2021 oggetto di un sequestro cautelare effettuato dai carabinieri, che contestualmente denunciarono la figlia del maestro, Teresa, gallerista romana che aveva ereditato l'immobile e l'annessa collezione paterna. «Impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato», l'ipotesi di reato. Ma, come dimostrato poi, di illecito non c'era nulla.

La fine di un incubo, per la donna e il fratello Pino. «Una faccenda assurda e molto dolorosa», commenta Teresa Purificato. «Moralmente abbiamo subìto un danno gravissimo. Abbiamo vissuto quanto accaduto come un grave affronto alla memoria di nostro padre, che come tutti sanno tanto ha dato a Fondi e ai fondani, e l'onore dell'intera famiglia è stato offeso e calpestato. Agli occhi dell'opinione pubblica siamo quasi passati per ladri di reperti, restando senza le chiavi di casa e vedendo estranei che rimuovevano con leggerezza pezzi che papà aveva collocato con pazienza e gusto, molti dei quali regalati da amici. Ma abbiamo sempre avuto l'assoluta consapevolezza che fosse tutto in regola». Entro febbraio torneranno nel giardino e nelle altre pertinenze di villa Purificato busti, capitelli e anfore, un piccolo sarcofago, passando per blocchi architettonici e lastre e un'edicola votiva. «Ci siamo limitati a eseguire un provvedimento della Procura, ma il Comune ha fatto tutto il possibile per tutelare la famiglia Purificato», sottolinea il vicesindaco Vincenzo Carnevale.

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Il Messaggero