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Ha preso una corda e lontano da tutti si è impiccato a un albero. Nella stessa azienda in cui lavorava, forse non a caso come ultimo atto di denuncia e ultimo grido di dolore. Quando lo hanno trovato era già troppo tardi e per lui non c’era più nulla da fare. Quella di Jaspreet è un’altra vita che se ne va troppo presto, 24 anni appena, ma con un bagaglio di disperazione e oppressione già troppo pesante. Senza speranza. Una tragedia che si consuma nel silenzio delle campagne, dove si lavora duro e la giornata comincia quando il sole non è ancora sorto. Dove i braccianti sono spesso solo ombre, invisibili e senza voce. Così se n’è andato il giovane indiano, senza nessuno che possa raccontare la sua storia.
Il giovane si è impiccato a Sabaudia, la tragedia si è consumata sabato sera. A raccontare la vicenda è Marco Omizzolo, sociologo. L'ennesimo dramma della solitudine e dello sfruttamento, con un epilogo senza speranza. "Un altro ragazzo indiano di 24 anni si è suicidato in una azienda agricola di Sabaudia. Ancora una volta, non a caso, per impiccagione. È una strage che cade proprio il giorno che ricorda una delle peggiori tragedie del Mediterraneo avvenuta nel 2013 a largo di Lampedusa".
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