Sono le otto di mattina di lunedì quando i primi studenti che arrivano al Vittorio Veneto e al Liceo Classico trovano uno dei pini di viale Mazzini crollato contro la...
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Ieri il pino marittimo è venuto giù prima dell'alba quando il viale era deserto, abbattuto dal forte vento che aveva soffiato a raffiche per tutta la domenica, complici le piogge ininterrotte delle ultime settimane che hanno ammollato il terreno e ridotto la già tenue presa delle radici. «E' il problema dei pini, non lo scopriamo certo adesso - ammette l'assessore all'Ambiente, Roberto Lessio - hanno un impianto radicale superficiale che si allarga tanto quanto la chioma». Così, se da una parte le radici restando in superficie devastano marciapiedi, aiuole e strade, dall'altra ancorano poco o nulla questi alberi imponenti al suolo. Un bel problema.
Per questo tra oggi e domani i tecnici del Comune procederanno alla verifica statica di tutti gli alberi del viale. Ce n'è uno in particolare la cui sorte sembra segnata. Infatti il primo e più importante segnale di pericolo è l'inclinazione del tronco e almeno uno dei pini di viale Mazzini è da mesi sorvegliato speciale. Tanto che ieri mattina quando i tecnici sono arrivati pensavano di vedere a terra proprio quello, che invece era al suo posto. Inclinato ma in piedi.
Adesso, inutile negarlo, si tornerà a parlare del possibile abbattimento di tutti i pini di viale Mazzini proprio come è accaduto in viale Italia. In quel caso ci furono polemiche a non finire, si arrivò perfino agli insulti contro il commissario prefettizio che aveva deciso l'abbattimento e la sostituzione di tutte le piante. All'epoca si tentò, per tacitare i conservatori, di ripiantare nuovi pini per non cambiare la fisionomia del viale di Fondazione, ma fu un disastro perché le piante, probabilmente già malate al momento della posa, morirono tutte.
La nuova amministrazione al momento di doverle sostituire ha preferito un cambio radicale mettendo a dimora «degli aceri platanoidi - spiega Lessio - che hanno un duplice vantaggio, hanno radici che vanno in profondità e non rovinano quindi strade o marciapiedi risultando anche molto più stabili e resistenti». Prematuro però ipotizzare un simile epilogo per viale Mazzini. Bisogna prima aspettare il verdetto dei tecnici. Ad un primo esame la situazione non sembra catastrofica, ma è meglio essere cauti. «Laddove segnaleranno situazioni di pericolo imminente procederemo immediatamente all'abbattimento delle piante, altrimenti avremo più tempo per ragionare sul da farsi». Perché qualcosa andrà fatto. Questi pini infatti hanno tutti all'incirca 70-80 anni e vennero piantati in epoca di fondazione «quando le strade e i marciapiedi erano ancora sterrati e le radici non provocavano particolari danni». E' un discorso che riguarda anche via Epitaffio e che prima o poi dovrà essere affrontato.
Il problema è: come sarà affrontato. Da anni l'ordine degli Agronomi ha sollecitato il Comune a varare un piano che certifichi l'indice di pericolosità delle piante cittadine secondo la metodica Vta, ovvero Visual Tree Assessment, che consente applicando parametri precisi di individuare la classe di pericolosità delle alberature. Una prima indagine sommaria ma che restringe il campo, riduce il numero di quelle su cui concentrarsi facendo indagini approfondite e strumentali per capire la situazione del legno e delle radici. «A Latina non è stata mai fatta malgrado la città abbia alberi importanti».
Fatto tutto ciò si potrà decidere con cognizione di causa cosa fare degli alberi più pericolosi, evitando così di andare ad abbattere alberi che possono ancora vivere tranquillamente a lungo. «Perché il più delle volte non è un problema di vecchiaia, ma di come è stato trattato un albero» spiega un agronomo esperto. «E i pini di viale Mazzini non sono stati trattati molto bene fin da quando furono realizzati i marciapiedi con le aiuole rialzate, un lavoro che comportò il taglio di parte delle radici. A peggiorare le cose la vicinanza con i platani e, in alcuni casi, anche delle potature non troppo ortodosse». Ecco perché il piano complessivo non può più essere rinviato, ne va dell'incolumità dei cittadini.
Foto su IlMessaggero.it
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Vittorio Buongiorno
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