Era nato per l'emergenza Aids, doveva essere realizzato in pochi mesi, solo che lo scandalo di Tangentopoli cambiò tutto. Era l'inizio degli anni '90 del secolo...
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Arrivarono l'azienda unica, quella che metteva insieme le sei esistenti in provincia di Latina all'epoca, e anche il centro di riferimento. Solo dopo i nuovi spazi, quelli che di fatto hanno “raddoppiato” le malattie infettive.
L'appalto bloccato, un lungo contenzioso, ma quando il padiglione “Hiv” dell'ospedale “Santa Maria Goretti” è stato terminato erano passati circa dieci anni dall'emergenza e la sindrome da immunodeficienza acquisita non era più così grave. Certo, non erano (e non sono) scomparsi Hiv e Aids, ma sono migliorate le cure.
Vedi anche aids_aumentano_i_nuovi_casi_a_latina_dato_in_controtendenza_l_importanza_di_fare_i_test_e_prevenire-4875249.html
Così lo spazio aggiunto alle spalle delle originarie Malattie infettive dell'ospedale (inaugurato nel 1964) di Latina era stato destinato ai poliambulatori, alcuni dei quali esclusivamente universitari. Come la diabetologia e l'endocrinologia, ad esempio, che da qualche giorno sono stati spostati, perché gli spazi sono a disposizione del reparto di malattie infettive per i casi non Covid.
D'altro canto i malati di altre patologie ci sono ancora, a partire proprio da quelli con Aids. In ospedale si stanno presentando meno, «pazienti che seguiamo e ora stanno evitando di venire in ospedale, dei quali dovremo tornare a prenderci cura» - ha detto nei giorni scorsi la dirigente, Miriam Lichtner. Ci sono ad esempio i malati di epatite o tubercolosi, quelli con co-morbilità di più patologie infettive, un universo che sta lasciando il passo all'emergenza ma che comunque necessita di cura. Adesso il reparto, quella parte “aggiunta” all'ospedale costruito negli anni '60, sul lato del Parco San Marco, passa da un'emergenza che non ha mai dovuto affrontare a una reale. Una prima linea alla quale ci si era preparati, per altro, negli anni '90 e sulla quale, invece, si combatte oggi. Da un'emergenza a un'alta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero