Niente botte, niente razzismo, niente ronde. Niente di niente. Solo una maledetta «sciocchezza»: Giovanni Trupo e Massimo Riccio sabato notte si sono lanciati...
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Il giorno dopo molto è ancora da chiarire e tutti si affannano a dire che le cose sono diverse da come sono sembrate in un primo momento. Lo fanno, ovviamente, i due indagati - al momento per omicidio preterintenzionale in attesa dell'autopsia - sostenendo che tutto quello che si è scritto non sta né in cielo né in terra. «Eravamo sotto casa, sarà stata l'una di notte ed eravamo una quindicina di persone, c'erano anche alcuni bambini» hanno raccontato agli investigatori e agli avvocati la guardia giurata e l'autista. Le case di cui parlano sono tre palazzine costruite agli inizi degli anni duemila alla fine di via Guardapasso, una lunga strada dritta che scorre tra i campi tra la Pontina e Aprilia. Condomini ordinati, con la metà degli appartamenti ancora invenduti. Davanti il nulla: campi incolti e, sullo sfondo, una serie di palazzine tutte uguali. Sabato sera il gruppo nota una macchina «appostata al buio»: qualcuno si avvicina e quella parte a razzo. «Hanno cercato di investirci, per questo li abbiamo inseguiti, ma sempre in contatto con le forze dell'ordine». Dunque, stando al loro racconto, non c'è alcun movente razziale, anche perché neanche sapevano chi ci fosse nell'auto. «Né c'erano ronde e ci sono mai state ronde» ripetono i due indagati. Appoggiati dagli abitanti delle palazzine che, come spesso accade in questi casi, non trovano di meglio che prendersela con i giornalisti: «andate via, non so nulla di ronde e non c'è nulla da vedere». Dopo 3/4 chilometri d'inseguimento però la Megane con il marocchino - e un'altra persona che è ancora ricercata - si è schiantata contro il muro di cinta di una casetta a due piani davanti alla stazione di Campo di Carne, sulla via Nettunense. «Ho sentito un gran botto - racconta la padrona di casa, Maria Mirabilio - poi ho sentito la voce di una donna. Non ho visto nessuno per terra né ho sentito rumori di rissa». C'è un video di sorveglianza di un bar che ha ripreso l'intera scena, che inizia attorno all'1.30. Si vede l'auto finire contro il muro, poi un'altra che gli si affianca e scendono due persone. Le luci delle vetture non permettono di vedere nitidamente quel che accade, ma qualche colpo deve esserci stato. Lo dice chiaramente il comandante dei carabinieri di Latina, il colonnello Gabriele Vitagliano: siamo «assolutamente certi che non ci sia stato »un pestaggio ripetuto«. Dalle testimonianze raccolte »riteniamo che la situazione sia sfuggita di mano e che lo abbiano colpito con un calcio o un pugno o lo abbiano spintonato«. L'autopsia darà la risposta definitiva, perché al momento non è neanche escluso - e sono gli stessi carabinieri a dirlo - che il marocchino possa esser morto in seguito all'incidente. «È molto probabile - sintetizza Vitagliano - che ad ucciderlo siano state una serie di concause».
Nel video si vede anche quel che accade dopo l'incidente, quando i due indagati si avviano verso l'auto con cui si erano messi all'inseguimento, una Mercedes che nel frattempo si era spostata nel parcheggio del bar: è quello il momento in cui dalle immagini si intravede nelle mani della guardia giurata una pistola.
Il Messaggero