Indiano ucciso sulla Pontina, il pirata stava scattando un selfie

Il luogo dell'incidente
E' disperato il ragazzo di 23 anni di Sezze arrestato con l'accusa di omicidio stradale per aver travolto e ucciso un cittadino indiano, nel giorno di Pasquetta sulla...

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E' disperato il ragazzo di 23 anni di Sezze arrestato con l'accusa di omicidio stradale per aver travolto e ucciso un cittadino indiano, nel giorno di Pasquetta sulla Pontina. Ieri il ragazzo è stato ascoltato a lungo dal giudice Giuseppe Cario che ha convalidato l'arresto, confermando la detenzione ai domiciliari. 


Il caso si complica ulteriormente perché nel telefono del giovane, sequestrato dalla polizia, è spuntato un selfie scattato in auto con gli amici più o meno all'orario dell'incidente. Il sospetto è che, oltre ad aver bevuto, il ragazzo si sia distratto scattando foto mentre guidava.

«Stiamo parlando - spiega il suo avvocato, Sinuhe Luccone - di un ragazzo modello che studia ingegneria aerospaziale, incensurato, con una media all'università che sfiora il 30. Purtroppo quel giorno, dopo aver bevuto un paio di bicchieri di vino, ha investito il ciclista senza rendersi neppure conto di aver travolto una persona, pensava si trattasse di un sasso che aveva colpito il parabrezza. Non voleva fuggire, si è allontanato e poi si è fermato per capire cosa fosse accaduto. Ha anche chiamato i genitori, impaurito. Se avesse avuto intenzione di fuggire non si sarebbe certo fermato a poca distanza dal luogo dell'incidente». Il giovane ha confermato questa versione davanti al giudice: ha spiegato di non aver capito di aver investito un uomo, pensando invece di essere stato colpito da un sasso. 

Ma ci sono degli aspetti che non convincono in questa ricostruzione. La comitiva di otto amici era infatti distribuita su due auto, quella davanti, una Fiat Punto, era guidata dal ragazzo arrestato. Subito dopo procedeva l'altra vettura e dunque gli amici a bordo avrebbero visto la scena da dietro, assistendo all'investimento mortale. Dagli accertamenti e dalle testimonianze raccolte dalla polizia, emerge un altro dettaglio molto importante: gli amici del giovane lo avrebbero chiamato al cellulare per dirgli che aveva investito una persona. Tuttavia neanche loro si sono fermati dopo l'incidente e quindi rischiano di essere indagati per omissione di soccorso.

L'inchiesta è in mano al sostituto procuratore Simona Gentile che sta valutando la delicata situazione, verificando le responsabilità di ognuno. Il giovane che era alla guida rischia davvero molto: la patente è stata ritirata e, secondo la nuova legge, dovrà essere revocata per sempre. Ma soprattutto, in base alla discussa recente norma sull'omicidio stradale, il giovane rischia una condanna fino a 18 anni, con una pena minima di 5 anni. «Ho avanzato istanza - spiega l'avvocato Luccone - per autorizzare il giovane a frequentare l'università, visto che tra pochi mesi dovrebbe prendere la laurea specialistica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero