Ambulanze 118, stipendio beffa per gli autisti usciti da Croce Amica

Ambulanze 118, stipendio beffa per gli autisti usciti da Croce Amica
C'è chi si è visto accreditare poco più di un euro e come ultimo stipendio. A chi è andata meglio, invece, ne sono arrivati fino a 400. È la...

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C'è chi si è visto accreditare poco più di un euro e come ultimo stipendio. A chi è andata meglio, invece, ne sono arrivati fino a 400. È la beffa che ha riguardato gli autisti in servizio con Heart Life Croce Amica, l'azienda che gestisce per conto di Ares 118 alcune postazioni del servizio sanitario di emergenza. Cosa è accaduto? Alcuni degli autisti, da anni in prima linea sul territorio, hanno preso parte al concorso pubblico bandito da Ares che cerca di riportare all'interno - anche se faticosamente - il servizio di ambulanze. Di fronte alla vittoria del concorso, gli autisti hanno comunicato all'azienda privata che sarebbero andati via. E qui risiederebbe il problema. Purtroppo non ci sono accordi scritti, ma la proprietà avrebbe invitato i lavoratori a restare fino all'assunzione in Ares 118 - che doveva avvenire da lì ai giorni successivi - senza dare alcun preavviso.


«Ci siamo fidati - dicono alcuni dei protagonisti - ed ecco il ringraziamento». Andando via al momento dell'assunzione in Ares, non è stato rispettato quanto previsto dal contratto riguardo al preavviso e di conseguenza i soldi sono stati trattenuti. È previsto dalla legge, del resto: se il lavoratore non ha la possibilità di rispettare il preavviso e va via in tronco, il datore di lavoro potrà trattenergli dalle spettanze di fine rapporto un importo, la cosiddetta indennità di mancato preavviso, pari alla retribuzione che il dipendente avrebbe maturato durante il periodo che doveva essere di preavviso. «Non solo gli siamo andati incontro perché intanto cercavano altro personale, avevamo ferie e indennità da riscuotere e invece ci ritroviamo con pochi spiccioli». Alla gioia per l'assunzione in Ares 118 si unisce la rabbia per una situazione che nessuno si aspettava. Anche perché gli autisti hanno lavorato, hanno continuato a girare il territorio in lungo e in largo. Fidandosi dell'intesa non formalizzata. Ecco il risultato.
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Il Messaggero