Latina, l'infermiera nella storia: «Finalmente abbiamo un'arma per combattere»

Latina, l'infermiera nella storia: «Finalmente abbiamo un'arma per combattere»
La sensazione è chiara ed è descritta bene dalle parole di Serena Freguglia: «Per la prima volta sentiamo di combattere finalmente con delle armi in...

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La sensazione è chiara ed è descritta bene dalle parole di Serena Freguglia: «Per la prima volta sentiamo di combattere finalmente con delle armi in mano». E' lei, giovane infermiera in servizio al Dipartimento di prevenzione- Servizio vaccinazione della Asl, a ricevere la prima dose del vaccino anti covid in provincia. Pochi minuti prima del suo turno, con un sorriso nascosto dietro la mascherina e visibilmente emozionata, spiega di essere prontissima ad affrontare il grande passo e a continuare a lavorare verso l'obiettivo. Finora la sua esperienza con il Covid non le ha risparmiato nulla: da subito sommersa, insieme ai suoi colleghi del dipartimento, nell'emergenza piena della pandemia che ha travolto il territorio, nello sforzo costante di cercare di limitare i danni e contenere il contagio. «Abbiamo sentito e vissuto i racconti delle famiglie che sono state separate dal Covid spiega delle persone ricoverate, dei malati che si sono aggravati, di chi non è più tornato a casa. E' qualcosa che ci ha segnato nel profondo e io non ho nessuna esitazione nel fare il vaccino. Ora sentiamo finalmente di avere le armi dalla nostra parte». Da qui allora si parte. Si comincia dal sorriso di Serena Freguglia e dalla fiducia di tutte le sue colleghe, le infermiere Francesca Maggiara e Tiziana Filippis e i medici Irene Fanuli e Giulia Restuccia.


Il virus non consente nessuna manifestazione di gioia, non ci si può abbracciare e non ci si può stringere nemmeno la mano, ma dopo la prima iniezione la tensione di tutti i presenti si scioglie in un lungo applauso che è insieme di incoraggiamento, ringraziamento e fiducia nel futuro. «Non ho alcun sintomo, sto benissimo, nessun dolore e nessuna paura dice ancora Serena qualche minuto dopo Per me è un onore essere stata la prima. Spero che tutti accorrano a vaccinarsi per uscire da questo incubo». Per lei il lavoro comincia subito, dentro la tensostruttura del Goretti per preparare fiale e siringhe e somministrare le dosi al resto del personale sanitario che via via, per tutta la mattinata, si è sottoposto alla prima vaccinazione. Non manca ovviamente chi è in prima linea nei reparti covid dell'ospedale ad affrontare il virus.


LA DOTTORESSA LICHTNER
«Oggi ho accettato - spiega la dottoressa Miriam Lichtner, primario di Malattie infettive dell'ospedale - perché dovevamo dimostrare che in questo vaccino ci crediamo, che non abbiamo paura. Insieme a me ci sarà una nostra infermiera, che è una delle figure storiche del nostro reparto». «Mi sento molto emozionata - ha dichiarato ancora Non ci speravamo, invece siamo arrivati a questo momento e ci siamo arrivati anche molto presto. Ora dobbiamo essere fiduciosi, ma continuare anche a seguire tutte le norme. Dobbiamo ricordare che per moltissime malattie abbiamo un vaccino, ma queste malattie non sono scomparse: pensiamo al morbillo, alla varicella, all'epatite B. La vaccinazione dunque è solo una parte, molto importante soprattutto per una malattia come questa ad alta trasmissione, ma non è l'unica strada. Dobbiamo continuare dunque a seguire le regole del distanziamento e dell'uso della mascherina, insieme alla ricerca di nuovi farmaci. La strada è ancora lunga, ma intanto, con questa giornata, abbiamo fatto dieci scalini in più».


Nelle prossime ore si attende l'arrivo di altre dosi che serviranno a vaccinare gli operatori di Malattie Infettive e anche tutto il personale che lavora in altri reparti Covid dell'ospedale Goretti e degli ospedali di Terracina, Formia, Fondi, insieme agli operatori e agli ospiti delle Residenze sanitarie assistenziali.

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Il Messaggero