Droga in carcere, indagati anche medici e farmacisti insospettabili

Droga in carcere, indagati anche medici e farmacisti insospettabili
Certificati medici falsi per giustificare assenze dal lavoro, ma anche false dichiarazioni firmate da farmacisti compiacenti. Le inchieste Astice e Petrus potrebbero avere degli...

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Certificati medici falsi per giustificare assenze dal lavoro, ma anche false dichiarazioni firmate da farmacisti compiacenti. Le inchieste Astice e Petrus potrebbero avere degli sviluppi interessanti coinvolgendo anche dei professionisti insospettabili.


Tra gli indagati, infatti, risultano anche alcuni medici e farmacisti che avrebbero avuto un ruolo di collaborazione. In particolare si fa riferimento alle numerose assenze di Gianni Tramentozzi, 50 anni, assistente capo della polizia penitenziaria accusato di aver fatto entrare la droga in via Aspromonte.

La direttrice del carcere, Nadia Fontana, ha un ruolo determinante nell'indagine: è lei che mette pressione a Tramentozzi chiedendo spiegazioni in merito alle numerose e ingiustificate assenze. Sollecita visite fiscali che in alcuni casi danno esito negativo, spingendo Tramentozzi a parlare al telefono con i suoi complici, cercando coperture e aiuto.

Così vengono coinvolti i medici che sottoscrivono false attestazioni sulla malattia di Tramentozzi e, almeno in un caso, viene coinvolta la titolare di una farmacia. «Tramentozzi - scrive il giudice Giuseppe Cario nell'ordinanza - si organizza per produrre falsa documentazione. Prima dice all'amministrazione di essere stato assente dovendosi recare in farmacia e poi, ad ulteriore contestazione del direttore della casa circondariale, organizza un ulteriore falso, con la produzione di una falsa attestazione di una farmacia di Pontinia».

Il giudice cita una serie di conversazioni che dimostrano il falso, sia per quanto riguarda la farmacia che per i medici compiacenti. «Mi faccio fare una dichiarazione che io sono stato là verso mezzogiorno e venti...» dice Tramentozzi riferendosi alla farmacista. In effetti, agli atti del procedimento, c'è una dichiarazione firmata dalla titolare della farmacia, con tanto di timbro e data 27-01-2018, la quale dichiara che Tramentozzi ha ritirato in quella data il farmaco Toradol «verso le ore 12».

Stesso discorso per i medici complici di Tramentozzi. Uno addirittura rilascia un certificato con il quale sottolinea che quel 27 gennaio «Tramentozzi doveva necessariamente recarsi in farmacia per ritirare il farmaco antidolorifico indispensabile visto il suo stato di salute». Anche in questo caso tutto falso e anche «inverosimile - scrive il giudice - visto che il medico certifica, il 9 aprile, che il paziente, tre mesi prima, avrebbe avuto bisogno di recarsi in farmacia».

Un altro medico, in un certificato, si permette di usare l'avverbio "presumibilmente" che non piace a Tramentozzi «perché non fornisce certezza». «Così non va bene - dice l'agente - e allora devo trovare un altro dottore...».


Marco Cusumano
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Il Messaggero