Dinastia in cucina da Ponza agli Usa, Fernando Scarpati "Industry chef"

L'immagine di Fernando Scarpati sulla pagina facebook del ristorante
«Buon sangue non mente, orgogliosa di te». Affida ai social la sua soddisfazione Assunta Scarpati, titolare del ristorante A casa di Assunta a Ponza, e la gioia...

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«Buon sangue non mente, orgogliosa di te». Affida ai social la sua soddisfazione Assunta Scarpati, titolare del ristorante A casa di Assunta a Ponza, e la gioia è per Fernando, 29 anni, suo nipote.


Li dividono quasi 7.000 chilometri, non la passione per il mare e la buona cucina. Dalla terrazza di Assunta si domina l'isola, dal locale che ha messo in piedi Giuseppe, fratello della chef ponzese, e vede ai fornelli Fernando e in sala la sorella Ida, il mare è a due passi ma soprattutto - come sull'isola da dove tutto è cominciato - è nel piatto.

Si chiama Positano (chissà perché non Ponza, da dove Giuseppe è partito dopo aver ereditato dal padre la passione per la cucina ormai tanti anni fa) e si trova negli Stati Uniti, a Westport, nel Connecticut. Giuseppe ha girato prima l'Italia e poi il mondo, ha lavorato per importanti ristoranti a New York quindi ha avviato il proprio, nel 1995.

Adesso gestisce tutto Fernando che è diventato Industry chef dello Stato, nell'ambito di un concorso che vede partecipare centinaia di cuochi di tutti gli Stati Uniti. «Il cibo è il nostro terreno comune, un'esperienza universale» - è la frase che il giovane che torna a Ponza appena può, pur essendo nato e cresciuto negli Usa - ha sul suo profilo facebook. Sono parole di James Beard, uno dei campioni della cucina americana.

Al Positano c'è la tradizionale cucina italiana, l'unico riferimento all'isola sono i piatti "oreganati", ma a giudicare dai giudizi che si trovano su diversi siti la clientela è assolutamente soddisfatta. Una dinastia di chef, a quanto sembra, quella degli Scarpati, capace di mettere d'accordo i clienti da una parte e dall'altra del mondo.

«Abbiamo un legame forte - dice Assunta - mio nipote torna appena può in Italia e a Ponza». Nemmeno a lui, però, ha voluto svelare l'ingrediente segreto del suo pesto di Palamarola. «No, no...» si affretta a dire. È vero che buon sangue non mente, ma i segreti degli chef tali restano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero