Latina, Ecoambiente, il perito conferma: «A Montello inquinamento consapevole»

Latina, Ecoambiente, il perito conferma: «A Montello inquinamento consapevole»
LATINA - Depositata la relazione tecnica del perito Tomaso Munari sull’inquinamento nella discarica di Borgo Montello. Il professore universitario di Genova, dopo aver...

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LATINA - Depositata la relazione tecnica del perito Tomaso Munari sull’inquinamento nella discarica di Borgo Montello. Il professore universitario di Genova, dopo aver anticipato alcuni aspetti in una relazione preliminare, ha depositato l’intera perizia con le risposte ai quesiti posti dal giudice Guido Marcelli. Il perito scritto con estrema chiarezza che «sebbene le modalità realizzative dei pozzi e piezometri di monitoraggio ostacolino l’accertamento del reale contributo alla contaminazione della falda acquifera da parte delle discariche S1, S2 e S3, è possibile ritenere che esista un loro contributo effettivo nel deterioramento dello stato generale delle acque sotterranee. L’accertata rimozione di acque sotterranee dai pozzi spia interni al “polder” indica che vi sia contezza di un effetto negativo sull'ambiente delle discariche». In sostanza, secondo il perito, non solo c'era una contaminazione delle acque ma soprattutto esisteva una consapevolezza di tali effetti sull’ambiente da parte dei responsabili.




La seconda risposta fornita da Munari riguarda la bonifica. «Dalla verifica documentale - scrive il perito - nonché dai riscontri di campo, è emerso che le opere di bonifica, segnatamente il “polder” di cinturazione delle discariche, non sono state né correttamente realizzate, né idoneamente collaudate, né dotate di presidi funzionali al monitoraggio ambientale delle stesse».


L’udienza prevista per oggi potrebbe essere rinviata per dare la possibilità alle parti di studiare la perizia appena depositata. Sotto accusa Vincenzo Rondoni e Bruno Landi, vertici di “Ecoambiente”, e l’imprenditore Nicola Colucci. I tre non avrebbero provveduto alla impermeabilizzazione degli invasi nonostante fossero a conoscenza dei rischi. Il percolato sarebbe così uscito dagli invasi colpendo la falda acquifera sottostante. Il perito sottolinea inoltre che le analisi sul percolato sarebbero state falsate tramite una sorta di diluizione nell’acqua. Infine la protezione delle vasche sarebbe stata inefficace perché effettuata con iniezioni di cemento, una tecnica non adatta al tipo di terreno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero