Sono da 13 anni senza contratto, preparano lo sciopero nazionale del 18 giugno e intanto chiedono sostegno a presidente e assessore alla sanità della Regione Lazio. Sono i...
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Nella lettere a Zingaretti e D'amato si ricordano i rinvii della firma, quattro rinnovi mancati e «le pretestuose resistenze delle parti datoriali Aiop ed Aris» ma soprattutto come: «In questi mesi tutti i lavoratori impegnati in sanità hanno dato un contributo immenso e tra questi quelli che operano nel privato accreditato e nelle Rsa hanno ancor di più scontato le difficoltà in termini di approvvigionamenti di presidi di protezione e di contagio superiori a quelle riscontrate nel pubblico. Sempre restando nel periodo emergenziale, sotto il profilo economico la regione nei mesi di marzo, aprile e maggio ha disposto affinché alle medesime imprese fossero garantite le necessarie risorse in acconto per sopperire al calo dei ricoveri ordinari, e per altre disponendo per ulteriori risorse ed incrementi di tariffe legate alla tipologia di pazienti CoViD. Gà con la nota dello scorso 14 maggio, a seguito dello stato di agitazione e del blocco degli straordinari abbiamo diffidato tutte le strutture accreditate del Lazio dal ricorrere a forme surrettizie di lavoro e a utilizzare personale non direttamente dipendenteper l’erogazione di prestazioni sanitarie e sollecitato la regione a svolgere appieno il proprio ruolo di committente nei confronti della imprenditoria privata che eroga un servizio per conto del pubblico».
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Va considerato che ono 25 mila i dipendenti delle strutture private accreditate con la regione Lazio «che quotidianamente sono impegnati in tali strutture ad erogare prestazioni sanitarie eguali a quelle che forniscono i dipendenti delle Asl, con una sola differenza, un contratto scaduto da 13 anni per le strutture private e di 8 per le Rsa. Una vergogna che non può più essere sopportata».
Cgil, Cisl e Uil chiedono «di mettere in atto tutte le iniziative, anche di carattere pubblico, utili a facilitare e portare a conclusione una vertenza trascinatasi da oltre trentuno mesi di trattativa e che non può essere ulteriormente rinviata in danno di tutti i trecentomila dipendenti interessati al rinnovo contrattuale della sanità privata». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero