Colleferro, il campione di MMA Di Chirico: «Fighter? Sembrano più dei trapper... Con lo sport non c'entrano nulla»

Alessio Di Chirico è doppiamente ferito e addolorato. Come fighter, lui che è entrato a far parte della federazione americana UFC, ma anche come allenatore nella...

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Alessio Di Chirico è doppiamente ferito e addolorato. Come fighter, lui che è entrato a far parte della federazione americana UFC, ma anche come allenatore nella palestra che ha fondato a Roma, punto di riferimento, a livello nazionale, per le disciplina delle arti marziali miste. Le immagini e le notizie che hanno riguardato la morte di Willy, le foto dei protagonisti del pestaggio mortale, la loro passione per le MMA hanno fatto male a chi, come Di Chirico, ha dedicato la propria vita a questa disciplina.


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«Sono stravolto dal pensiero del dolore che sta provando la famiglia, da papà credo non possa esistere nulla di peggio in questa vita, un misto di dolore e rabbia che mi fa tremare le gambe solo al pensiero», ha scritto sulla sua pagina Instagram. «Praticare MMA è un parolone – commenta a proposito dei ragazzi arrestati – Hanno fatto qualche incontro e da quello che so erano inattivi. E anche negli incontri che hanno fatto, ho visto delle irregolarità: una volta, in particolare, uno di loro ha praticato il soccer kick, il calcio al volto, e andava squalificato. E, quindi, mi viene da pensare che neanche conoscessero il regolamento delle MMA. Non basta scattarsi una foto con il pugno chiuso per essere sportivi: più che dei fighter mi sembrano dei trapper...». «Penso che un maestro abbia una responsabilità importante, che è quella di educare i suoi allievi e di insegnare loro la disciplina», suggerisce Di Chirico, che nel suo Gloria Fight Center allena circa 60 ragazzi.



«La prima cosa che insegniamo ai giovani che si avvicinano a questo sport è il rispetto per il proprio avversario, ma anche l'educazione. Perché chi pratica le MMA prima diventa uomo e poi atleta».
 

Willy Monteiro, l'allenatore che allontanò i fratelli Bianchi: "Troppo violenti e senza regole"

I fratelli Bianchi ? Sì li conosciamo. Ma qui, nella nostra palestra, ha messo piede solo il primo, Gabriele, e per un anno appena. Era il 2018 poi lo abbiamo gentilmente invitato a lasciarci; all'altro, a Marco, il più piccolo non lo abbiamo tesserato". Perché?


A ferire maggiormente Di Chirico è stato l'accostamento tra il comportamento criminale di quei giovani, sfociato nella morte di Willy, e lo sport al quale ha dedicato la vita: «Le MMA non insegnano la violenza. Qui ci sono altri valori in ballo, a partire dal coraggio. E' una disciplina che ti cambia la vita. Lo sport, tutti gli sport compresi quelli da combattimento, aiutano e insegnano ai ragazzi a focalizzare un obiettivo, ad imparare il rispetto verso se stessi e verso gli altri e mai, mai, ad esercitare forme di violenza incontrollate, semmai, piuttosto dovrebbero insegnare a saperla controllare. Lo sport è la cura al bullismo non la causa».
 

«Questo non significa – sottolinea Di Chirico - che non ci siano persone violente dentro alle palestre e non è una difesa cieca verso lo sport che amo, ma è necessario saper distinguere tra criminali e atleti o semplici frequentatori di una palestra». «Amo allenare, perché vedo i ragazzi crescere anche grazie ai miei insegnamenti. In palestra ci sono complicità, divertimento e, per me, sono ore che passano in fretta», sottolinea il campione, che quest'anno dovrebbe tornare a combattere, ad Abu Dhabi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero