Colleferro, il campione di MMA Di Chirico: «Fighter? Sembrano più dei trapper... Con lo sport non c'entrano nulla»

Colleferro, il campione di MMA Di Chirico: «Fighter? Sembrano più dei trapper...Con lo sport non c'entrano nulla»
di Marco Pasqua
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Mercoledì 9 Settembre 2020, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 18:12

Alessio Di Chirico è doppiamente ferito e addolorato. Come fighter, lui che è entrato a far parte della federazione americana UFC, ma anche come allenatore nella palestra che ha fondato a Roma, punto di riferimento, a livello nazionale, per le disciplina delle arti marziali miste. Le immagini e le notizie che hanno riguardato la morte di Willy, le foto dei protagonisti del pestaggio mortale, la loro passione per le MMA hanno fatto male a chi, come Di Chirico, ha dedicato la propria vita a questa disciplina.

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«Sono stravolto dal pensiero del dolore che sta provando la famiglia, da papà credo non possa esistere nulla di peggio in questa vita, un misto di dolore e rabbia che mi fa tremare le gambe solo al pensiero», ha scritto sulla sua pagina Instagram. «Praticare MMA è un parolone – commenta a proposito dei ragazzi arrestati – Hanno fatto qualche incontro e da quello che so erano inattivi. E anche negli incontri che hanno fatto, ho visto delle irregolarità: una volta, in particolare, uno di loro ha praticato il soccer kick, il calcio al volto, e andava squalificato. E, quindi, mi viene da pensare che neanche conoscessero il regolamento delle MMA. Non basta scattarsi una foto con il pugno chiuso per essere sportivi: più che dei fighter mi sembrano dei trapper...». «Penso che un maestro abbia una responsabilità importante, che è quella di educare i suoi allievi e di insegnare loro la disciplina», suggerisce Di Chirico, che nel suo Gloria Fight Center allena circa 60 ragazzi.



«La prima cosa che insegniamo ai giovani che si avvicinano a questo sport è il rispetto per il proprio avversario, ma anche l'educazione. Perché chi pratica le MMA prima diventa uomo e poi atleta».
 

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I fratelli Bianchi ? Sì li conosciamo.

Ma qui, nella nostra palestra, ha messo piede solo il primo, Gabriele, e per un anno appena. Era il 2018 poi lo abbiamo gentilmente invitato a lasciarci; all'altro, a Marco, il più piccolo non lo abbiamo tesserato". Perché?


A ferire maggiormente Di Chirico è stato l'accostamento tra il comportamento criminale di quei giovani, sfociato nella morte di Willy, e lo sport al quale ha dedicato la vita: «Le MMA non insegnano la violenza. Qui ci sono altri valori in ballo, a partire dal coraggio. E' una disciplina che ti cambia la vita. Lo sport, tutti gli sport compresi quelli da combattimento, aiutano e insegnano ai ragazzi a focalizzare un obiettivo, ad imparare il rispetto verso se stessi e verso gli altri e mai, mai, ad esercitare forme di violenza incontrollate, semmai, piuttosto dovrebbero insegnare a saperla controllare. Lo sport è la cura al bullismo non la causa».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Come molti di voi avranno letto dai giornali nella notte tra i 5 e il 6 Settembre a seguito di un pestaggio brutale ha perso la vita un ragazzo di 21 anni, Willy Monteiro Duarte. Sono stravolto dal pensiero del dolore che sta provando la famiglia, da papa´ credo non possa esistere nulla di peggio in questa vita, un misto di dolore e rabbia che mi fa tremare le gambe solo al pensiero. La giustizia ora deve fare il suo corso ma mi auguro pene esemplari quando verranno accertati colpevoli e dinamiche. Permettetemi di dedicare due righe ad un altro aspetto infinitamente meno importante che pero´ mi tocca da vicino: è davvero snervante leggere su tutti i quotidiani più importanti il riferimento, spesso estremamente confuso, alle MMA. Le arti marziali miste, gli sport da combattimento, le arti marziali in generale, insegnano valori completamente diversi. Io per primo mi sforzo di far passare il messaggio corretto a tutti i ragazzi più giovani, ma anche ai meno giovani, che frequentano le palestre nelle quali mi sono allenato o mi alleno. Lo sport, tutti gli sport compresi quelli da combattimento, aiutano e insegnano ai ragazzi a focalizzare un obiettivo, ad imparare il rispetto verso se stessi e verso gli altri e mai, MAI, ad esercitare forme di violenza incontrollate, semmai, piuttosto dovrebbero insegnare a saperla controllare. Lo sport e´ la cura al bullismo non la causa! Questo non significa che non ci siano persone violente dentro alle palestre e non è una difesa cieca verso lo sport che amo, ma è necessario saper distinguere tra criminali e atleti o semplici frequentatori di una palestra. Sono indignato rispetto all'uso strumentale e distorto che i principali quotidiani e siti di informazione stanno mettendo in atto da questa mattina. Sono indignato ed estremamente dispiaciuto. Dovremmo raccoglierci in riflessione e portare rispetto verso un ragazzo e verso la sua famiglia, non cercare dei click in più con dei titoli senza senso.

Un post condiviso da Alessio "manzo" Di Chirico (@alessiodichirico) in data:


«Questo non significa – sottolinea Di Chirico - che non ci siano persone violente dentro alle palestre e non è una difesa cieca verso lo sport che amo, ma è necessario saper distinguere tra criminali e atleti o semplici frequentatori di una palestra». «Amo allenare, perché vedo i ragazzi crescere anche grazie ai miei insegnamenti. In palestra ci sono complicità, divertimento e, per me, sono ore che passano in fretta», sottolinea il campione, che quest'anno dovrebbe tornare a combattere, ad Abu Dhabi.

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