Ponte Morandi, il racconto di Davide: «Ero sepolto sotto le macrerie, ho scavato a mani nude»

Davide, sbalzato dal Ponte Morandi: «Un volo di 30 metri, non dormo più». Il racconto terribile
È precipitato nel crollo del Ponte Morandi lo scorso 14 agosto ed è sopravvissuto. Un evento che ha provocato la morte di 43 persone. Tanti sono stati i racconti dei...

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È precipitato nel crollo del Ponte Morandi lo scorso 14 agosto ed è sopravvissuto. Un evento che ha provocato la morte di 43 persone. Tanti sono stati i racconti dei testimoni pubblicati dai media e la paura di chi c’era e ha visto tutto: tra loro c’è Davide Capello, un giovane che al momento del crollo è letteralmente precipitato dal ponte, un volo di 30 metri.


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Davide ha raccontato al quotidiano Libero quanto gli è accaduto, che è qualcosa di vicino ad un miracolo: «Percorrevo il Morandi, il ponte è caduto giù: sono stato sbalzato dall’auto e mi sono trovato in bilico sul pilone numero 9 - le parole di Capello, ritrovatosi tra il cemento e il sostegno di un pezzo di viadotto - in una specie di bolla d’aria che è stata la mia salvezza, perché ha attutito lo schianto».




Un racconto scioccante e terribile quello di Davide Capello: «Quando ho capito di essere ancora vivo, ho iniziato a scavare con le mani tra i detriti per procurarmi una via di fuga - continua - ho scavato con affanno per 5 o 6 metri, mi sono trovato fuori. Ricordo il silenzio sinistro e la desolazione di auto e camion schiacciati, si sentiva solo il rumore della pioggia battente».
 

Davide, vigile del fuoco di 35 anni, è rimasto praticamente illeso: ma come spesso accade, i danni di quel crollo li sente eccome. Intanto, nell’attesa di tornare a fare il vigile del fuoco, si occupa del settore giovanile del Genoa: Capello è infatti un ex portiere, passato anche dal Cagliari oltre che da diverse squadre di categorie minori. «Ho problemi legati al sonno e altri di cui preferisco non parlare - dice - C’è chi mi aiuta per uscire dall’incubo. Per ora non ho ripreso a lavorare, la mia condizione non me lo permette».
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Il Messaggero