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Omicidio volontario pluriaggravato da quattro circostanze: la pregressa relazione sentimentale, lo stato di gravidanza, gli atti persecutori e la premeditazione. È l’accusa per cui ieri notte i carabinieri hanno fermato Bujar Fandaj indiziato di avere ucciso Vanessa Ballan, a Riese Pio X, dopo che il 41enne aveva trascorso la giornata tra depistaggi, ferocia e fuga. E c’è stata pure una sosta al bar di Altivole per bere una birra, come se niente fosse, appena tre ore dopo aver picchiato e accoltellato la 26enne con cui aveva avuto una relazione di un anno, ma che ormai l’aveva lasciato e aspettava il secondo figlio dal compagno Nicola Scapinello. Lo aveva anche denunciato, ma «c’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento, o per disporre il carcere - ha detto il procuratore di Treviso, Marco Martani - Quindi la valutazione fatta è stata di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata».
I FOTOGRAMMI
Ecco i fotogrammi del femminicidio. C’è lo scatto dello svincolo autostradale per Lubiana e Nova Gorica, al confine tra Italia e Slovenia, postato martedì mattina nelle “storie” sui canali social di Fandaj: «Sembra un tentativo di depistaggio», annota Martani. In quel momento infatti il kosovaro sta per compiere in bicicletta (anziché con il furgone aziendale) i 2 km che separano la sua abitazione dalla villetta della famiglia Ballan-Scapinello. C’è un video, registrato dalla telecamera di sicurezza posizionata in una casa vicina nella frazione di Spineda, che mostra una figura maschile mentre scavalca la recinzione della bifamiliare con un borsone. L’intrusione è avvenuta quando Nicola era al lavoro e comunicava con Vanessa attraverso WhatsApp: l’ultima risposta di lei è stata alle 11.21, mentre il messaggio delle 11.47 non verrà mai visualizzato, tanto che il compagno è rientrato poco dopo mezzogiorno e l’ha trovata già morta.
Tutto è successo dunque in 26 minuti.
LA CHIAMATA
Tutto questo con il cellulare spento, pure la nuova utenza telefonica attivata il giorno prima. La sim card è stata staccata, il che non impedisce di effettuare le chiamate di emergenza, ma consente di evitare la georeferenziazione. Per questo non è stata localizzata la sua telefonata al 112 intorno alle 21: «Sono stato io a fare quella brutta cosa», ha detto con un giro di parole, annunciando l’intenzione di consegnarsi l’indomani mattina. «Secondo me quella telefonata ha valore confessorio – ha osservato il procuratore -. Abbiamo motivo di ritenere che si sia trattato di un tentativo di depistarci e guadagnare tempo, per tre motivi: niente gli impediva di costituirsi subito, ha dichiarato di trovarsi in una zona diversa, è tornato a casa per farsi la doccia e cambiarsi. Si stava preparando verosimilmente a fuggire: in macchina aveva già il passaporto». Verso le 23 i carabinieri, che per tutta la giornata non avevano mai smesso di sorvegliare la sua abitazione con una pattuglia in borghese e a distanza, hanno fatto irruzione nell’alloggio e lo hanno ammanettato. Il pm Permunian avrebbe voluto interrogarlo, alla presenza dei difensori di fiducia Remo Lot e Chiara Mazzocato che l’hanno trovato «molto provato». Ma l’indagato non ha dato la propria disponibilità, per cui è stato trasferito direttamente nel penitenziario di Santa Bona.
Mentre l’autopsia sarà effettuata domani, l’udienza di convalida è fissata per le 9 di stamattina. Il pm chiederà il carcere: «Oltre ai gravi indizi, come il movente e gli oggetti rinvenuti sul luogo del crimine, Fandaj si è reso irreperibile subito dopo il fatto, si è allontanato senza lasciare tracce e ha denotato indubbi profili di pericolosità sociale e particolare ferocia». Resta il dubbio sull’elemento che avrebbe scatenato tanta violenza, dopo quasi due mesi di apparente tranquillità. Bujar aveva forse scoperto che Vanessa era incinta di Nicola: «Non sono state inferte coltellate al ventre», ha però detto il procuratore. Ma al torace sì, dal presunto killer che via TikTok farneticava: «Ti do il cuore, ma non pensare mai di fottermi».
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