Alberto Savi, il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno Bianca (gli altri sono Roberto e Fabio), che tra il 1987 e l'autunno del 1994 fece 24 morti e oltre...
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Circa un mese fa, invece, il magistrato di sorveglianza ha rigettato la richiesta di Fabio Savi, detenuto nel carcere milanese di Bollate, di poter lavorare all'interno dell'istituto penitenziario. «Sta già facendo dei corsi in carcere - ha spiegato l'avvocata che lo assiste, Fortunata Coppelli -, ma nonostante le relazioni sul suo conto siano positive la richiesta di lavoro è stata respinta».
«Speriamo di sapere la verità vera sulla Uno Bianca perché, fino adesso, penso che non l'abbiamo saputa.
«Io penso che non sia giustizia questa: noi per andare a trovare i nostri familiari andiamo nei cimiteri. Purtroppo questa è la verità e loro dovrebbero vergognarsi di potere usufruire di questi permessi premio e andare a trovare i loro familiari. Questa però è una cosa che fanno e noi dobbiamo prenderne atto, se la giustizia è questa dobbiamo prenderne atto» ha detto Rosanna Zecchi, presidente dell'Associazione Familiari Vittime della Uno Bianca. «Hanno fatto piangere troppe persone - ha aggiunto Zecchi - non possiamo stare zitti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero